Le visite ai produttori continueranno domenica 8 maggio nell'alto casertano, da Nana' . Sono previste: passeggiata con gli asini, raccolta erbe spontanee, racconti , storie , e convivialità.
probabilmente incontreremo anche altri produttori.
Appuntamento alla Metropolitana di Pozzuoli alle 08.30
18 apr 2011
14 apr 2011
Domenica 17 Aprile Corto Circuito Flegreo a Genuino Clandestino
Domenica prossima Corto Circuito Flegreo si trasferisce a piazza Mercato in occasione della Manifestazione Nazionale di Genuino Clandestino, campagna Popolare per l'agricoltura contadina che ospiterà produttori di tutta Italia. Genuino Clandestino, il trailer.
Dettagli su: ragnatela, fiera delle soluzioni immaginarie
Dettagli su: ragnatela, fiera delle soluzioni immaginarie
13 apr 2011
Le visite itineranti ai produttori di Terra di Lavoro
Ecco le altre foto clicca qui
Domenica 10 aprile 2011 continuiamo le visite ai produttori per Corto Circuito Flegreo
Ci siamo recati in sette incontrandoci la mattina sotto una pioggerellina dispettosa che scoraggiava passeggiate in campagna, una visita itinerante per incontrare i produttori in Terra di Lavoro, provincia di Caserta.
La prima è la masseria di Elio Di Landa e Tiziana Gagliardi, al centro di Mondragone. Ci sembra strano che in pieno centro del paese si possa trovare un luogo coltivato ma dopo aver varcato il cancello ritroviamo su un’aia spaziosa la casa sulla destra e il fienile recuperato a sinistra, e tutt’intorno verde coltivato, reso più brillante dalla pioggerellina che continua a cadere. L’unico ad essere contento è Elio perché “così la terra si mantiene morbida”. Dopo un caffè consumato nella spaziosa cucina con un camino e forno a legna così spazioso che ci si può stare in piedi, Elio inizia il suo racconto, mescolato a date, ricordi, storie e coltivazioni. La masseria fu creata dal suo bisnonno all’inizio del 900 e poi suo nonno e, con un salto della generazione di suo padre, Elio che dal 2005 continua l’attività insieme a Tiziana, sua compagna. Elio, che oggi ha 32 anni, ci ha raccontato che ha raccolto tutte le conoscenze di suo nonno ed ha integrato le coltivazioni con la passione di un giovane che si è guardato molto intorno a sé. La casa ha un buon livello di autosufficienza perché ci mostra l’impianto di fitodepurazione che rimette in circolo tutte le acque reflue usate nella casa, insieme a quelle piovane, raccolte da una grande cisterna blu, la depurazione viene aiutata dalla Fragnitis Australians, un particolare tipo di canna che accelera la depurazione naturale, e che svetta con i suoi pennacchi dorati.
L’orto sinergico seminato con i prodotti di stagione viene concimato con il compost che Elio chiama “rapido” con un rapporto 1 a 30 di carbonio e azoto e che viene rivoltato ogni 3 giorni in modo da avere compost di qualità ogni 30 giorni; oltre l’orto sinergico ci sono altri pezzi di orto tradizionale che, a rotazione, diventano pollaio, in modo da dare maggiore fertilità alla terra. Una vigna piccola (vitigno autocnono Primitivo di Mondragone) gira tutt’intorno e divide i solchi coltivati creando una vista gradevole. Sparsi in modo casuale alcuni alberi da frutta (peschi, albicocchi, prugni) alla cui base Elio ha piantato il tanaceto, che combatte naturalmente i parassiti delle Drupacee.
Le nostra curiosità crea una folla di domande alle quali Elio e Tiziana rispondono pazientemente ma il tempo ci impone di andare, per continuare il nostro itinerario.
Poco fuori Mondragone la strada inizia a salire dolcemente mostrandoci le colline, la Cresta del Gallo e il Monte Massico, siamo arrivati alla tenuta di Oscar Cangiano, allevatore e coltivatore, insieme a suo fratello Gaetano e alla sua compagna Anna. Lo spazio più vasto è occupato dall’allevamento di bovini, di razza marchigiana, di suini tipici casertani, galline e caprette. Le mucche sono lì beate a crogiolarsi nel terreno e al sole, che intanto ha bucato le nuvole. “Non è l’orario giusto per disturbarle” dice Oscar invitandoci ad essere silenziosi e intanto ce le mostra con grande orgoglio, ci indica il vitellino che succhia dalla madre, nato da appena 10 giorni e ci racconta della personalità di Savona, la mucca “dominante” che osserva gli ospiti con curiosità e si concede alla macchina fotografica. Tutt’intorno al recinto dei bovini, grandi balle rotonde di foraggio. In fondo lo spazio si apre in forma quadrata seminato a grano, il Serpico adatto per la panificazione. E’ la prima semina di grano che Oscar fa e ci mostra la ricchezza delle piantine seminate a spaglio, quindi molto compatte e molto verdeggianti.
L’altro lato della tenuta è tutta ad ortaggi, stanno venendo su zucchine e fave, piselli e insalate; le seminate per l’estate, melanzane, peperoni, patate, mostrano ancora la loro tenera età. Le coltivazioni sono tutte concimate con lo stallatico prodotto dalle mucche.
Ci aspetta un bel fuori programma: Oscar aveva già messo in cottura il latte per fare il formaggio ed ci invita ad entrare nel laboratorio per vedere le fasi della cottura. Mettiamo i nasi nei pentoloni in ebollizione, in uno di questi si sta elaborando la ricotta e bisogna rimestare delicatamente per evitare la formazione del caglio.
Intanto Anna ci aspetta in casa per farci assaggiare il formaggio, accompagnato da pane, vino e olive. Chiacchieriamo amabilmente con i nostri ospiti ma soprattutto vogliamo sapere come nasce quest’esperienza. Oscar è un simpatico affabulatore e non si fa pregare: all’inizio degli anni 90 dal quartiere di Santa Lucia, a Napoli, dove lavorava nell’officina meccanica di suo padre, con il fratello Gaetano sognavano una campagna dove iniziare l’esperienza di allevatore. Di domenica in domenica cercavano il posto giusto e lo trovarono lì dove inizia “la montagna di Mondragone”, anche la ricerca di una mandria da comprare non era cosa facile ma con l’aiuto di un macellaio della zona riuscirono a comprare una mucca gravida e quello fu l’inizio…..poi il toro da monta...e poi via via le altre bestie fino a diventare produttori di latte, che ancora riusciva ad avere un mercato in grado di farli vivere, prima che la politica dell’Europa con la storia delle quote latte, non mettesse in ginocchio i produttori. Oscar e suo fratello hanno assorbito con passione curiosa il sapere dei vecchi allevatori della zona, fino ad imparare dalla vecchia “zì Paolina” l’arte di fare il formaggio seguendo i ritmi dei cicli del sole e della luna.
Resteremmo lì ancora per godere di questa bella ospitalità ma dobbiamo andare. Prima però Oscar sparisce nel laboratorio caseario per regalare ad ognuno di noi una bella ricottina calda calda.
Riprendiamo il cammino verso Casale di Carinola, salendo fino a 300 mt s.l.m. attraverso colline morbide che salgono a Sessa Aurunca e ad un bivio segnalato da una madonnina ci inoltriamo nel lungo viale che ci porta al Casale La Masseria, una vecchia casa dipinta di giallo che Eleonora Venturelli ha preso in affitto, con la terra intorno, da poco meno di due anni. Si entra nello spiazzo erboso antistante la casa con due pini monumentali che ci danno un’accoglienza sicura. Due grandi gazebo bianchi e un’enorme tavola apparecchiata con semplicità ci preannunciano quanto golosa sarà questa visita. Eleonora, agronoma, quarantacinquenne, ci racconta che da un certo momento in poi della sua vita ha deciso di sperimentare la pratica della sua professione : “prendere la zappa in mano”e così di esperienza in esperienza, cercando una terra da zappare, per poi seminare e raccogliere, è passata da Cuma a Ischitella fino ad approdare qui e decidere di investire le sue energie e dare corpo alle sue passioni. La terra qui è abbastanza dura e per coltivare occorre fatica e costanza, ci sono i filari di viti che delimitano gli spazi per l’orto e in fondo oggi un trionfo di ciliegi in fiore. Eleonora raccoglie e conserva tutto: dai pomodori alla zucca, dalle melanzane ai peperoni, dalle prugne ai fichi, mettendo a disposizione il suo prodotto finito sotto forma di conserve, gelatine, marmellate, patè. Abbiamo accolto l’invito a restare a pranzo da lei: non vi racconteremo di cosa abbiamo gustato per non farvi stizzire troppo!
Eleonora fa accoglienza per gli ospiti a pranzo, e in estate anche a cena, offrendo sia i suoi prodotti che quelli della rete dell’agricoltura biologica solidale, li trasforma seguendo la sapienza di antiche ricette mescolate all’alchimia della sua fantasia. Vi consigliamo di andarla a trovare!
12 apr 2011
Critical wine martedi 19 alle 19 al Giardino dell'Orco
Carissim@,
Martedi 19 alle 19 al Giardino dell'Orco, dopo aver chiarito gli ultimi dubbi, diamo avvio alla costituzione formale e sostanziale dell'associazione della filiera corta flegrea CortoCircuito Flegreo. Ci mettiamo la faccia e la firma. E , naturalmente, brindiamo con un critical Wine ( ciascuno potrà far degustare , eventualmente prodotto, il suo critical wine).
A martedi, vi aspettiamo
Martedi 19 alle 19 al Giardino dell'Orco, dopo aver chiarito gli ultimi dubbi, diamo avvio alla costituzione formale e sostanziale dell'associazione della filiera corta flegrea CortoCircuito Flegreo. Ci mettiamo la faccia e la firma. E , naturalmente, brindiamo con un critical Wine ( ciascuno potrà far degustare , eventualmente prodotto, il suo critical wine).
A martedi, vi aspettiamo
8 apr 2011
A SCUOLA DI BUEN VIVIR
In questi giornate eccezionali in cui alle scosse della crisi economico/finaziaria si affiancano quelle del disastro del Giappone – eventi questi che superano per intensità e rapidità le più fosche previsioni dei così detti catastrofisti – non stupisce che i temi della decrescita trovino sempre più spazio nel dibattito pubblico. Il mondo così detto «alternativo» – per quanto ancora tremendamente frammentato nei linguaggi, nelle parole d’ordine e ancor più nelle forme organizzative, si sente sempre più attratto da uno slogan tutt’altro che suadente, ma che sembra rivelare dietro di sé una proposta forte, coerente, scientificamente ben fondata e soprattutto capace di offrire un nucleo di senso condiviso alle varie anime della «moltitudine» altermondialista.
Sia chiaro la decrescita non è e non vuole essere una nuova ideologia totalizzate, come è lo è stata, per capirci, il marxismo: le strade sono e saranno molteplici ed è ovvio che ciò che è auspicabile nel Nord opulento è ben diverso da ciò che è possibile ed auspicabile nei diversi Sud. Non a caso, pur condividendo l’analisi della situazione attuale, i popoli amerindi utilizzano per identificare il loro progetto un termine ben diverso: buen vivir.
Qui da noi, comunque, anche l’uomo della strada comincia a percepire che qualcosa di profondo non funziona e – pur inconsapevole delle complesse dinamiche che legano gli imperativi della crescita alla crisi ecologica, i costi crescenti dei mega apparati tecnico-burocratici alla crisi economica e questa al variegato universo delle forme attraverso cui le società, duramente colpite, reagiscono alla crisi [Grecia, Tunisia, Egitto, Libia...] è sempre più disposto a mettere in discussione la propria visione del mondo. Per quanto incastrato nelle proprie abitudini e necessità di vita, questo homo consumens sta iniziando a sospettare che le invocazioni alla crescita ripetute instancabilmente sui teleschermi dai politici e portavoce di turno [a destra come a sinistra] nascondano qualche pezzo grosso di verità.
In questo contesto che scuote alle radici sicurezze che, quantomeno nelle ricche province del Nord, sembravano acquisite per sempre, e tutto questo senza le risorse necessarie ad affrontare le diverse emergenze [disoccupazione, precarietà, immigrazione, degrado ecologico, invecchiamento della popolazione], in questo contesto, dicevo, persino la decrescita diviene un’opzione possibile e finalmente pronunciabile, tanto più se serve ad affrontare e risolvere problemi pratici ed immediati.
È in questo contesto che, sulle colline di Ivrea, nasce la prima Scuola Permanente della Decrescita. Per noi la risposta a un sogno che – come Associazione per la Decrescita – coltiviamo da molto tempo: un luogo [che speriamo diventi sempre più stimolante e piacevole] in cui comunicare conoscenze e saperi e che sia, insieme, anche un’occasione di condivisione e vita comune all’insegna della decrescita, della solidarietà e della sostenibilità. E che, al tempo stesso, mandi all’esterno un messaggio forte: vivere diversamente è possibile!
La Scuola si colloca all’interno di in un progetto più ampio, quello del Villaggio Solidale di Burolo, dove convivono diverse realtà. Un luogo di incontro fra generazioni, ma anche una struttura di accoglienza e soprattutto una comunità che vuole sperimentare stili di vita alternativi basati sulla reciprocità e la condivisione. La Scuola si fonda, infine, sul mettere in stretta relazione riflessione teorica e buone pratiche, in una serie di incontri in cui entrambi sono presenti e circolarmente connessi. Infatti, per quanto i singoli seminari-laboratorio siano concepiti come autonomi, nell’insieme formano un percorso articolato attraverso il quale vi invitiamo a scoprire, e approfondire, quell’orizzonte di senso che chiamiamo decrescita, e imparare insieme a tradurlo in pratiche e percorsi di vita.
Incontri Primavera-Estate 2011
Crisi o opportunità? Riflessioni e pratiche per la transizione
15-16-17 Aprile: Uscire dall’economia: ovvero rimettere le relazioni nella vita quotidiana. Un’introduzione alla Decrescita (con Mauro Bonaiuti, Marco Deriu e Bruno Volpi)
13-14-15 Maggio: Agricoltura e alimentazione sostenibile: diamo avvio all’orto del Villaggio (con Enrico Moriconi, Auretta Pini, Juan Saavedra, e Gianni Tamino)
27-28-29 Maggio: L’economia solidale: una possibile risposta alla crisi del lavoro? (con Mauro Bonaiuti, Alberto Castagnola, Andrea Saroldi e l’Ass. Ecoredia)
1-2-3 Luglio: Lo faccio io! Bioedilizia ruspante: Paglia, terra cruda ed altre soluzioni per la casa (con Andrea Magnolini ed Enrico Armaioli dell’Ass. Passi Leggeri sulla Terra).
Per informazioni sui costi e sui programmi vedi www.decrescita.it. Per iscrizioni e informazioni potete inviare una mail a scuolapermanente@decrescita.it
Sia chiaro la decrescita non è e non vuole essere una nuova ideologia totalizzate, come è lo è stata, per capirci, il marxismo: le strade sono e saranno molteplici ed è ovvio che ciò che è auspicabile nel Nord opulento è ben diverso da ciò che è possibile ed auspicabile nei diversi Sud. Non a caso, pur condividendo l’analisi della situazione attuale, i popoli amerindi utilizzano per identificare il loro progetto un termine ben diverso: buen vivir.
Qui da noi, comunque, anche l’uomo della strada comincia a percepire che qualcosa di profondo non funziona e – pur inconsapevole delle complesse dinamiche che legano gli imperativi della crescita alla crisi ecologica, i costi crescenti dei mega apparati tecnico-burocratici alla crisi economica e questa al variegato universo delle forme attraverso cui le società, duramente colpite, reagiscono alla crisi [Grecia, Tunisia, Egitto, Libia...] è sempre più disposto a mettere in discussione la propria visione del mondo. Per quanto incastrato nelle proprie abitudini e necessità di vita, questo homo consumens sta iniziando a sospettare che le invocazioni alla crescita ripetute instancabilmente sui teleschermi dai politici e portavoce di turno [a destra come a sinistra] nascondano qualche pezzo grosso di verità.
In questo contesto che scuote alle radici sicurezze che, quantomeno nelle ricche province del Nord, sembravano acquisite per sempre, e tutto questo senza le risorse necessarie ad affrontare le diverse emergenze [disoccupazione, precarietà, immigrazione, degrado ecologico, invecchiamento della popolazione], in questo contesto, dicevo, persino la decrescita diviene un’opzione possibile e finalmente pronunciabile, tanto più se serve ad affrontare e risolvere problemi pratici ed immediati.
È in questo contesto che, sulle colline di Ivrea, nasce la prima Scuola Permanente della Decrescita. Per noi la risposta a un sogno che – come Associazione per la Decrescita – coltiviamo da molto tempo: un luogo [che speriamo diventi sempre più stimolante e piacevole] in cui comunicare conoscenze e saperi e che sia, insieme, anche un’occasione di condivisione e vita comune all’insegna della decrescita, della solidarietà e della sostenibilità. E che, al tempo stesso, mandi all’esterno un messaggio forte: vivere diversamente è possibile!
La Scuola si colloca all’interno di in un progetto più ampio, quello del Villaggio Solidale di Burolo, dove convivono diverse realtà. Un luogo di incontro fra generazioni, ma anche una struttura di accoglienza e soprattutto una comunità che vuole sperimentare stili di vita alternativi basati sulla reciprocità e la condivisione. La Scuola si fonda, infine, sul mettere in stretta relazione riflessione teorica e buone pratiche, in una serie di incontri in cui entrambi sono presenti e circolarmente connessi. Infatti, per quanto i singoli seminari-laboratorio siano concepiti come autonomi, nell’insieme formano un percorso articolato attraverso il quale vi invitiamo a scoprire, e approfondire, quell’orizzonte di senso che chiamiamo decrescita, e imparare insieme a tradurlo in pratiche e percorsi di vita.
Incontri Primavera-Estate 2011
Crisi o opportunità? Riflessioni e pratiche per la transizione
15-16-17 Aprile: Uscire dall’economia: ovvero rimettere le relazioni nella vita quotidiana. Un’introduzione alla Decrescita (con Mauro Bonaiuti, Marco Deriu e Bruno Volpi)
13-14-15 Maggio: Agricoltura e alimentazione sostenibile: diamo avvio all’orto del Villaggio (con Enrico Moriconi, Auretta Pini, Juan Saavedra, e Gianni Tamino)
27-28-29 Maggio: L’economia solidale: una possibile risposta alla crisi del lavoro? (con Mauro Bonaiuti, Alberto Castagnola, Andrea Saroldi e l’Ass. Ecoredia)
1-2-3 Luglio: Lo faccio io! Bioedilizia ruspante: Paglia, terra cruda ed altre soluzioni per la casa (con Andrea Magnolini ed Enrico Armaioli dell’Ass. Passi Leggeri sulla Terra).
Per informazioni sui costi e sui programmi vedi www.decrescita.it. Per iscrizioni e informazioni potete inviare una mail a scuolapermanente@decrescita.it
5 apr 2011
"Stringete la mano che vi nutre"
Cari amiche e amici,
domenica 10 aprile continuano le visite ai produttori di Corto Circuito Flegreo. Sarà una visita itinerante in Terra di Lavoro e andremo prima da Oscar Cangiano a Mondragone (prodotti agricoli e allevamento bovini), poi da Doris Formisano (produttrice di prodotti caseari) a Sessa Aurunca ed infine Eleonora Venturelli (conserve) a Carinola.
Ci piacerebbe formare un allegro gruppo di consumatori. L'appuntamento é alle 9 alla metropolitana di Pozzuoli, magari con una bella colazione a sacco che potremo mettere in comune e che sarà arricchita dalla generosa e golosa ospitalità dei nostri ospiti.
Per meglio organizzarci sarebbe utile dare un cenno di adesione per mercoledì in modo da comunicare ai nostri ospiti quanti saremo.
Sarà anche una bella gita! Prenotatevi.
Saluti a tutte e tutti.
Corto Circuito Flegreo
domenica 10 aprile continuano le visite ai produttori di Corto Circuito Flegreo. Sarà una visita itinerante in Terra di Lavoro e andremo prima da Oscar Cangiano a Mondragone (prodotti agricoli e allevamento bovini), poi da Doris Formisano (produttrice di prodotti caseari) a Sessa Aurunca ed infine Eleonora Venturelli (conserve) a Carinola.
Ci piacerebbe formare un allegro gruppo di consumatori. L'appuntamento é alle 9 alla metropolitana di Pozzuoli, magari con una bella colazione a sacco che potremo mettere in comune e che sarà arricchita dalla generosa e golosa ospitalità dei nostri ospiti.
Per meglio organizzarci sarebbe utile dare un cenno di adesione per mercoledì in modo da comunicare ai nostri ospiti quanti saremo.
Sarà anche una bella gita! Prenotatevi.
Saluti a tutte e tutti.
Corto Circuito Flegreo
2 apr 2011
RiUSO / Nuova vita per gli oggetti
Cari amici, noi di Cortocircuito vorremmo organizzare insieme a Voi un spazio all'interno dei nostri appuntamenti dedicato al RiUSO di oggetti attraverso lo scambio ed il dono.
In particolare al prossimo ppuntamento di maggio avevamo pensato di sperimentare la cosa dedicandolo ad oggetti 'tecnologici' da donare ad associazioni , comitati , Onlus, etc oppure a chi non puo permettersi di comprarlo.
L'idea:
Io ho un monitor ,
Tu hai un computer,
un altro una tastiera
ed insieme formano un PC completo da RiUSARE .........
Mandate le vostre disponibilita' e suggerimenti su come meglio organizzare la cosa via mail a cortocircuitoflegreo@gmail.com che decidiamo insieme.
un abbraccio a tutti.
30 mar 2011
Genuino Clandestino a Napoli
Cari amici di Corto Circuito Flegreo,
mentre lavoriamo alacremente per definire i dettagli che porteranno all'importante passo della costituzione della nostra Associazione, avremo l'occasione di prendere parte ad un importante manifestazione di respiro nazionale che si terrà a Napoli a Piazza mercato il 17 aprile: Genuino Clandestino Campagna per la libera lavorazione dei prodotti contadini.
La terza domenica del mese di aprile quindi Corto Circuito Flegreo si trasferisce a Piazza Mercato per Genuino Clandestino. A breve arriveranno tutti i dettagli...
Chiediamo a tutti i produttori di CCF interessati a venire a tale manifestazione di scrivere a cortocircuitoflegreo@gmail.com per segnalarci la loro volontà di aderire entro breve tempo, dato che abbiamo disponibili alcuni banchetti.
vi aspettiamo numerosi.
mentre lavoriamo alacremente per definire i dettagli che porteranno all'importante passo della costituzione della nostra Associazione, avremo l'occasione di prendere parte ad un importante manifestazione di respiro nazionale che si terrà a Napoli a Piazza mercato il 17 aprile: Genuino Clandestino Campagna per la libera lavorazione dei prodotti contadini.
La terza domenica del mese di aprile quindi Corto Circuito Flegreo si trasferisce a Piazza Mercato per Genuino Clandestino. A breve arriveranno tutti i dettagli...
Chiediamo a tutti i produttori di CCF interessati a venire a tale manifestazione di scrivere a cortocircuitoflegreo@gmail.com per segnalarci la loro volontà di aderire entro breve tempo, dato che abbiamo disponibili alcuni banchetti.
vi aspettiamo numerosi.
28 mar 2011
Ci siamo anche noi
Guida all'italia eco-solidale. edizioni Altreconomia
Turismo responsabile in 20 città
20 città, 20 mappe, 20 itinerari, 1.000 luoghi
L’Aquila, Milano, Torino, Genova, Venezia, Vicenza, Treviso, Trento, Bolzano, Trieste, Bologna, Firenze, Roma, Napoli, Ferrara, Ancona, Perugia, Bari, Palermo, Cagliari
20 città italiane -da Trieste a Palermo- da scoprire con lo sguardo del turista responsabile, 20 mappe e itinerari “alternativi” per coglierne l’anima sostenibile. Per ogni città un’ampia offerta di ostelli, bed&breakfast e accoglienze sociali, gestiti da cooperative sociali di inserimento al lavoro.
Ristoranti e locali che servono prodotti bio, equosolidali, di filiera corta e a chilometro zero.
Negozi e botteghe per uno shopping attento alla sostenibilità e alla legalità. Tutta la cultura indipendente: cinema, teatro, musica, libri, eventi. E le altre eccellenze “etiche”, città per città: botteghe del commercio equo, gruppi d’acquisto solidali, agricoltura urbana, fonti rinnovabili, finanza etica, turismo responsabile.
Turismo responsabile in 20 città
20 città, 20 mappe, 20 itinerari, 1.000 luoghi
L’Aquila, Milano, Torino, Genova, Venezia, Vicenza, Treviso, Trento, Bolzano, Trieste, Bologna, Firenze, Roma, Napoli, Ferrara, Ancona, Perugia, Bari, Palermo, Cagliari
20 città italiane -da Trieste a Palermo- da scoprire con lo sguardo del turista responsabile, 20 mappe e itinerari “alternativi” per coglierne l’anima sostenibile. Per ogni città un’ampia offerta di ostelli, bed&breakfast e accoglienze sociali, gestiti da cooperative sociali di inserimento al lavoro.
Ristoranti e locali che servono prodotti bio, equosolidali, di filiera corta e a chilometro zero.
Negozi e botteghe per uno shopping attento alla sostenibilità e alla legalità. Tutta la cultura indipendente: cinema, teatro, musica, libri, eventi. E le altre eccellenze “etiche”, città per città: botteghe del commercio equo, gruppi d’acquisto solidali, agricoltura urbana, fonti rinnovabili, finanza etica, turismo responsabile.
25 mar 2011
COME SI ESCE DALLA SOCIETA’ DEI CONSUMI
Tentiamo di raggiungere tutte le fibre intime della terra e viviamo sopra la cavità che vi abbiamo prodotto, meravigliandoci che a volte essa si spalanchi o si metta a tremare, come se, in verità, non potesse esprimersi così l’indignazione della nostra sacra genitrice……
Fra tutti gli oggetti della nostra ricerca pochissimi sono destinati a produrre rimedi medicinali: quanti sono infatti quelli che scavano avendo come scopo la medicina? Anche questa tuttavia la terra ci fornisce alla sua superficie, come ci fornisce i cereali, essa è generosa in tutto ciò che ci è di giovamento. Le cose che ci rovinano e ci conducono agli inferi sono quelle che essa ha nascosto nel suo seno, cose che non si generano in un momento: per cui la mente, proiettandosi nel vuoto, considera quando mai si finirà, nel corso dei secoli tutti, di esaurirla, fin dove potrà penetrare la nostra avidità. Quanto innocente, quanto felice, anzi perfino raffinata sarebbe la nostra vita, se non altrove volgesse le sue brame, ma solo a ciò che si trova sulal superficie terrestre, solo – in breve- a ciò che le sta accanto!
Plinio il Vecchio, Storia naturale, 33, 1-3
Fra tutti gli oggetti della nostra ricerca pochissimi sono destinati a produrre rimedi medicinali: quanti sono infatti quelli che scavano avendo come scopo la medicina? Anche questa tuttavia la terra ci fornisce alla sua superficie, come ci fornisce i cereali, essa è generosa in tutto ciò che ci è di giovamento. Le cose che ci rovinano e ci conducono agli inferi sono quelle che essa ha nascosto nel suo seno, cose che non si generano in un momento: per cui la mente, proiettandosi nel vuoto, considera quando mai si finirà, nel corso dei secoli tutti, di esaurirla, fin dove potrà penetrare la nostra avidità. Quanto innocente, quanto felice, anzi perfino raffinata sarebbe la nostra vita, se non altrove volgesse le sue brame, ma solo a ciò che si trova sulal superficie terrestre, solo – in breve- a ciò che le sta accanto!
Plinio il Vecchio, Storia naturale, 33, 1-3
23 mar 2011
La rivoluzione senza consumi
03/02/11 - La rivoluzione senza consumi
In L'institution imaginaire de la sociéte? Cornelius Castoriadis, attraverso la critica della
razionalizzazione infinita, si dichiara decisamente un «obiettore di crescita»: «Si dice spesso [...]
? scrive ? che "tutto è subordinato all'efficacia", ma efficacia per chi, per che cosa e per quale
scopo? La crescita economica è stata realizzata: ma per fare cosa, per chi, a quali costi, e per
arrivare dove? Se si eludono queste domande, non ci sono più ostacoli all'espansione della
nostra razionalizzazione immaginaria. Niente può fermarla, è senza limiti [il che si traduce nella
sostituzione dell'essere umano "con un insieme di aspetti parziali scelti arbitrariamente secondo
un sistema arbitrario di fini"], elevata al rango di necessità obiettiva, mentre qualsiasi dubbio
viene considerato appannaggio di "persone poco serie come i poeti e i romanzieri"» [nota 24,
leggi in coda all'articolo]. Come si vede, ritroviamo in Castoriadis il punto di partenza del progetto
di società della decrescita.Come uscirne? Naturalmente, si deve pensare innanzitutto
all'educazione, la paideia. Castoriadis si interroga: «Che vuol dire, per esempio, la libertà o la
possibilità per i cittadini di partecipare, se non c'è, nella società di cui parliamo, quel qualcosa che
va scomparendo nelle discussioni contemporanee [...], e cioè la paideia, l'educazione del
cittadino? Non si tratta di insegnargli l'aritmetica, si tratta di insegnargli a essere cittadino.
Nessuno nasce cittadino. E come lo si diventa? Imparando a esserlo. Lo si impara, in primo
luogo, guardando la città in cui ci si trova. E sicuramente non attraverso la televisione che si
guarda oggi» [25].
Tuttavia, questo è possibile soltanto se la società della decrescita è già realizzata. Bisogna prima
uscire dalla società dei consumi e dal suo regime di «cretinizzazione civica». La questione della
fuoriuscita dall'immaginario dominante, per Castoriadis come per noi, è fondamentale, ma
estremamente difficile, perché non si può decidere di cambiare il proprio immaginario, e ancor
meno quello degli altri, soprattutto se «dipendenti» dalla droga della crescita. A una domanda su
questo punto ? «In precedenza lei ha detto che bisogna voler lavorare sulla propria anima, che
bisogna voler pensare: dunque sarebbe la volontà il punto di partenza di questa ricerca della
libertà?» ? Castoriadis risponde: «Certo, ma questa volontà è motivata anche dalla riflessione, e
dal desiderio. Bisogna desiderare di essere liberi, se non si desidera di essere liberi non si può
esserlo. Ma non basta desiderarlo, bisogna farlo, cioè mobilitare una volontà, e praticare una
prassi, una prassi riflessiva e deliberata che permetta di realizzare questa libertà in quanto
possibilità che risulta imma nente nella misura in cui lo si desidera» [26].
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Noi possiamo fare nostra la risposta di Castoriadis. Tuttavia, una volta identificati i cambiamenti
necessari, è chiaro che questi non possono essere attuati con una decisione volontarista, del
genere: «Oggi pensiamo così, Castoriadis, pensatore della decrescita domani dobbiamo pensare
diversamente». Come osserva ancora Castoriadis: «La famiglia, il linguaggio, la religione delle
persone non si trasformano con le leggi e i decreti, e ancor meno con il terrore» [27]. Il punto è
esattamente questo. Tutti i tentativi di cambiare radicalmente i modi di pensare e i modi di vita,
sempre più o meno compiuti con la forza, hanno avuto dei risultati terri ? ficanti, come dimostra
l'esperienza dei Khmer rossi in Cambogia. È per questo d'altronde che i nostri avversari, quando
vogliono delegittimarci, presentano in modo caricaturale le nostre posizioni chiamandoci «Khmer
verdi».
Castoriadis è ancora più chiaro nel dibattito con il Mauss: «Possiamo anche dire, come fa Caillé,
che esistono dei valori di solidarietà estremamente importanti; ma non possiamo farne uno dei
punti di un programma politico» [28].
Denunciare l'aggressione pubblicitaria, oggi veicolo di ideologia, è sicuramente il punto di
partenza della controffensiva29 per uscire da quello che Castoriadis chiama l'«onanismo
consumistico e televisivo».30 Il fatto che la rivista «La décroissance» sia stata fondata
dall'associazione Casseurs de pub non è un caso. Il movimento degli obiettori di crescita è
largamente e naturalmente legato alla resistenza all'aggressione pubblicitaria. In effetti la
pubblicità costituisce la molla fondamentale della società della crescita ? cosa d'altronde
riconosciuta, non senza un certo cinismo, dagli stessi pubblicitari. «Possiamo svilupparci soltanto
come società di sovraconsumo ? scrive Jacques Séguela ?. Questo surplus è una necessità del
sistema. [...] Questo sistema fragile sopravvive soltanto grazie al culto del desiderio» [31]. In
sostanza, siamo di fronte a un vero e proprio complotto, ben analizzato da Edward Bernays, il
nipote di Freud, che come un perfetto cesellatore ha snaturato la psichiatria per applicarla al
marketing, cioè all'arte del riduttore di teste per eccellenza. Con un cinismo e una lucidità
incredibili, Bernays dichiara che «la manipolazione consapevole e intelligente delle abitudini e
delle convinzioni delle masse è un elemento importante della società democratica. Coloro che
manovrano questo meccanismo nascosto della società costituiscono un governo invisibile che è
la vera potenza regnante del paese» [32]. In effetti, osserva Castoriadis, «tutto quello che avviene
nella società non avviene per costrizione: le persone vogliono questo modo di consumo, questo
tipo di vita, vogliono passare tante ore al giorno davanti alla televisione e giocare con il computer
di casa. C'è qualcosa di diverso da una semplice "manipolazione" da parte del sistema e delle
industrie che ci guadagnano. C'è un enorme movimento ? uno scivolamento ? in cui tutto si tiene:
le persone si spoliticizzano, si privatizzano, si rifugiano nella loro piccola sfera "privata", e il
sistema fornisce loro i mezzi per farlo. E quello che le persone trovano in questa sfera "privata" le
allontana ancora di più dalla responsabilità e dalla partecipazione politica» [33].
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La decolonizzazione dell'immaginario sarà un processo lungo, che dovrà avvenire per
autotrasformazione. Ma, osserva ancora Castoriadis, «nel frattempo il procedere automatico della
tecnoscienza continua a distruggere l'ambiente e a creare rischi immensi in un futuro sempre più
prossimo" [34]. È dunque urgente intervenire. Ma che fare?
La conquista pacifica delle menti richiede molta pazienza. Di sicuro, la scommessa della
decrescita non è vinta! Soltanto una crisi può accelerare le cose provocando un fermento
rivoluzionario. Una rivoluzione è necessaria. Ma, va subito precisato, per noi come per
Castoriadis, «rivoluzione non vuol dire né guerra civile né spargimento di sangue». In effetti, il
nostro sistema sopravvive solo perché affonda le sue radici in una storia ricca e variegata, in
tradizioni culturali che fagocita e distrugge ma che sono al tempo stesso indispensabili alla sua
sopravvivenza. Probabilmente non è lontano il momento in cui la pianta parassita avrà soffocato
del tutto l'albero di cui ha succhiato la linfa, condannando l'enorme e arrogante fogliame al
deperimento e alla morte [35]. Tuttavia, questo crollo auspicabile non garantisce
automaticamente un domani radioso, ed è a questo punto che la rivoluzione si impone.
Castoriadis continua: «La rivoluzione è un cambiamento di determinate istituzioni centrali della
società a opera della società stessa: l'autotrasformazione esplicita della società condensata in un
tempo breve [...] La rivoluzione significa l'ingresso della maggioranza della comunità in una
fase di attività politica, ovverosia costituente. L'immaginario sociale si mette al lavoro e la
vora esplicitamente alla trasformazione delle istituzioni esistenti» [36]. Già in La société
ureaucratique Castoriadis definiva la rivoluzione come uno «strappo radicale da
formeplurimillenarie della vita sociale, uno strappo che mette in discussione la relazione
dell'uomo con i suoi strumenti di lavoro come con i suoi figli, il suo rapporto con la collettività
come con le sue idee, insomma tutte le dimensioni del suo avere, del suo sapere e del suo
potere» [37].
In questo senso, il progetto della società della decrescita è sostanzialmente rivoluzionario. Si
tratta di un cambiamento di cultura non meno che delle strutture del diritto e dei rapporti di
produzione. Tuttavia, trattandosi di un progetto politico, la sua realizzazione obbedisce più
all'etica della responsabilità che all'etica della convinzione. La politica non coincide con la morale,
e chi esercita la responsabilità deve fare dei compromessi con l'esistenza del male. La ricerca del
bene non è la ricerca del Bene assoluto ma piuttosto quella del male minore.
Non per questo però il realismo politico deve significare abbandonarsi alla banalità del male, ma
piuttosto contenerla nell'orizzonte del bene comune. In questo senso, per quanto radicale e
rivoluzionaria, qualsiasi politica non può che essere riformista, e deve esserlo se non vuole
sprofondare nel terrorismo. Ma d'altra parte questo necessario pragmatismo dell'azione politica
non significa una rinuncia agli obiettivi dell'utopia concreta. Il potenziale rivoluzionario dell'utopia
concreta non è incompatibile con il riformismo politico, a patto che gli inevitabili compromessi non
degenerino in compromissione del pensiero.
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La società della decrescita, come la società autonoma di Castoriadis, non è concepibile senza
una fuoriuscita dal capitalismo. Tuttavia, la formula «uscire dal capitalismo» sta a indicare un
processo storico che è tutto salvo che semplice. L'eliminazione dei capitalisti, la proibizione della
proprietà privata dei mezzi di produzione, l'abolizione del rapporto salariale o della moneta
sprofonderebbero la società nel caos e sarebbero possibili soltanto grazie a un terrorismo
generalizzato. Ma tutto questo non basterebbe per rimuovere l'immaginario capitalistico, anzi...
Uscire dallo sviluppo, dall'economia e dalla crescita non significa dunque rinunciare a tutte le
istituzioni sociali che l'economia si è annessa, ma reinquadrarlein una logica differente. Anche su
questo punto, siamo in sintonia con l'analisi di Castoriadis: «Nel marxismo c'è l'idea assurda che
il mercato in quanto tale, la merce in quanto tale, "personificano" l'alienazione. Si tratta di un'idea
assurda, in quanto i rapporti tra gli uomini, in una società ampia, non possono essere "personali"
come in una famiglia. Sono sempre, e saranno sempre, socialmente mediati. Nel contesto di
un'economia appena sviluppata, questa mediazione si chiama mercato(scambio)». «A mio parere
? scrive ancora Castoriadis ? è del tutto evidente che non può esistere una società complessa
senza, per esempio, mezzi impersonali di scambio. La moneta esercita questa funzione, e in
questo senso è estremamente importante. Che si sottragga alla moneta una delle sue funzioni
nelle economie capitalistica e precapitalistica, cioè quella di strumento di accumulazione
individuale di ricchezza e di acquisizione di mezzi di produzione, è una cosa. Ma in quanto unità
di valore e mezzo di scambio, la moneta è una grande invenzione, una grande creazione
dell'umanità» [38].
Alla domanda «Attualmente quali forze sociali sono portatrici di un'alternativa? Oppure l'idea
stessa di un legame tra un'alternativa e delle forze sociali precise è falsa?», Castoriadis risponde:
«Questa idea in effetti è falsa, in ogni caso per le società moderne. Non si può più affermare che
il "proletariato" ha storicamente il compito della trasformazione della società. [...] Oggi la
trasformazione della società richiede la partecipazione di tutta la popolazione, e tutta la
popolazione può essere resa sensibile a questa necessità ? a eccezione forse di un 3-5 per cento
di inconvertibili» [39]. Questa risposta coincide perfettamente con quella data dal subcomandante
Marcos, ed è anche la nostra.
Per la decrescita vale quello che Castoriadis dice di tuttele idee innovative: «I loro avversari
cominciano sostenendo che sono assurde, continuano dicendo che tutto dipende dal significato
che si attribuisce loro e finiscono per affermare che le avevano sempre sostenute caldamente».
Ma aggiunge: «Non bisogna mai perdere di vista il fatto che una simile "accettazione" a parole è
uno dei mezzi migliori per far perdere a quelle idee la loro forza eversiva. [...] La società
contemporanea dà prova di un virtuosismo senza pari nell'arte del recupero o dello snaturamento
delle idee» [40].
In L'institution imaginaire de la sociéte? Cornelius Castoriadis, attraverso la critica della
razionalizzazione infinita, si dichiara decisamente un «obiettore di crescita»: «Si dice spesso [...]
? scrive ? che "tutto è subordinato all'efficacia", ma efficacia per chi, per che cosa e per quale
scopo? La crescita economica è stata realizzata: ma per fare cosa, per chi, a quali costi, e per
arrivare dove? Se si eludono queste domande, non ci sono più ostacoli all'espansione della
nostra razionalizzazione immaginaria. Niente può fermarla, è senza limiti [il che si traduce nella
sostituzione dell'essere umano "con un insieme di aspetti parziali scelti arbitrariamente secondo
un sistema arbitrario di fini"], elevata al rango di necessità obiettiva, mentre qualsiasi dubbio
viene considerato appannaggio di "persone poco serie come i poeti e i romanzieri"» [nota 24,
leggi in coda all'articolo]. Come si vede, ritroviamo in Castoriadis il punto di partenza del progetto
di società della decrescita.Come uscirne? Naturalmente, si deve pensare innanzitutto
all'educazione, la paideia. Castoriadis si interroga: «Che vuol dire, per esempio, la libertà o la
possibilità per i cittadini di partecipare, se non c'è, nella società di cui parliamo, quel qualcosa che
va scomparendo nelle discussioni contemporanee [...], e cioè la paideia, l'educazione del
cittadino? Non si tratta di insegnargli l'aritmetica, si tratta di insegnargli a essere cittadino.
Nessuno nasce cittadino. E come lo si diventa? Imparando a esserlo. Lo si impara, in primo
luogo, guardando la città in cui ci si trova. E sicuramente non attraverso la televisione che si
guarda oggi» [25].
Tuttavia, questo è possibile soltanto se la società della decrescita è già realizzata. Bisogna prima
uscire dalla società dei consumi e dal suo regime di «cretinizzazione civica». La questione della
fuoriuscita dall'immaginario dominante, per Castoriadis come per noi, è fondamentale, ma
estremamente difficile, perché non si può decidere di cambiare il proprio immaginario, e ancor
meno quello degli altri, soprattutto se «dipendenti» dalla droga della crescita. A una domanda su
questo punto ? «In precedenza lei ha detto che bisogna voler lavorare sulla propria anima, che
bisogna voler pensare: dunque sarebbe la volontà il punto di partenza di questa ricerca della
libertà?» ? Castoriadis risponde: «Certo, ma questa volontà è motivata anche dalla riflessione, e
dal desiderio. Bisogna desiderare di essere liberi, se non si desidera di essere liberi non si può
esserlo. Ma non basta desiderarlo, bisogna farlo, cioè mobilitare una volontà, e praticare una
prassi, una prassi riflessiva e deliberata che permetta di realizzare questa libertà in quanto
possibilità che risulta imma nente nella misura in cui lo si desidera» [26].
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Noi possiamo fare nostra la risposta di Castoriadis. Tuttavia, una volta identificati i cambiamenti
necessari, è chiaro che questi non possono essere attuati con una decisione volontarista, del
genere: «Oggi pensiamo così, Castoriadis, pensatore della decrescita domani dobbiamo pensare
diversamente». Come osserva ancora Castoriadis: «La famiglia, il linguaggio, la religione delle
persone non si trasformano con le leggi e i decreti, e ancor meno con il terrore» [27]. Il punto è
esattamente questo. Tutti i tentativi di cambiare radicalmente i modi di pensare e i modi di vita,
sempre più o meno compiuti con la forza, hanno avuto dei risultati terri ? ficanti, come dimostra
l'esperienza dei Khmer rossi in Cambogia. È per questo d'altronde che i nostri avversari, quando
vogliono delegittimarci, presentano in modo caricaturale le nostre posizioni chiamandoci «Khmer
verdi».
Castoriadis è ancora più chiaro nel dibattito con il Mauss: «Possiamo anche dire, come fa Caillé,
che esistono dei valori di solidarietà estremamente importanti; ma non possiamo farne uno dei
punti di un programma politico» [28].
Denunciare l'aggressione pubblicitaria, oggi veicolo di ideologia, è sicuramente il punto di
partenza della controffensiva29 per uscire da quello che Castoriadis chiama l'«onanismo
consumistico e televisivo».30 Il fatto che la rivista «La décroissance» sia stata fondata
dall'associazione Casseurs de pub non è un caso. Il movimento degli obiettori di crescita è
largamente e naturalmente legato alla resistenza all'aggressione pubblicitaria. In effetti la
pubblicità costituisce la molla fondamentale della società della crescita ? cosa d'altronde
riconosciuta, non senza un certo cinismo, dagli stessi pubblicitari. «Possiamo svilupparci soltanto
come società di sovraconsumo ? scrive Jacques Séguela ?. Questo surplus è una necessità del
sistema. [...] Questo sistema fragile sopravvive soltanto grazie al culto del desiderio» [31]. In
sostanza, siamo di fronte a un vero e proprio complotto, ben analizzato da Edward Bernays, il
nipote di Freud, che come un perfetto cesellatore ha snaturato la psichiatria per applicarla al
marketing, cioè all'arte del riduttore di teste per eccellenza. Con un cinismo e una lucidità
incredibili, Bernays dichiara che «la manipolazione consapevole e intelligente delle abitudini e
delle convinzioni delle masse è un elemento importante della società democratica. Coloro che
manovrano questo meccanismo nascosto della società costituiscono un governo invisibile che è
la vera potenza regnante del paese» [32]. In effetti, osserva Castoriadis, «tutto quello che avviene
nella società non avviene per costrizione: le persone vogliono questo modo di consumo, questo
tipo di vita, vogliono passare tante ore al giorno davanti alla televisione e giocare con il computer
di casa. C'è qualcosa di diverso da una semplice "manipolazione" da parte del sistema e delle
industrie che ci guadagnano. C'è un enorme movimento ? uno scivolamento ? in cui tutto si tiene:
le persone si spoliticizzano, si privatizzano, si rifugiano nella loro piccola sfera "privata", e il
sistema fornisce loro i mezzi per farlo. E quello che le persone trovano in questa sfera "privata" le
allontana ancora di più dalla responsabilità e dalla partecipazione politica» [33].
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La decolonizzazione dell'immaginario sarà un processo lungo, che dovrà avvenire per
autotrasformazione. Ma, osserva ancora Castoriadis, «nel frattempo il procedere automatico della
tecnoscienza continua a distruggere l'ambiente e a creare rischi immensi in un futuro sempre più
prossimo" [34]. È dunque urgente intervenire. Ma che fare?
La conquista pacifica delle menti richiede molta pazienza. Di sicuro, la scommessa della
decrescita non è vinta! Soltanto una crisi può accelerare le cose provocando un fermento
rivoluzionario. Una rivoluzione è necessaria. Ma, va subito precisato, per noi come per
Castoriadis, «rivoluzione non vuol dire né guerra civile né spargimento di sangue». In effetti, il
nostro sistema sopravvive solo perché affonda le sue radici in una storia ricca e variegata, in
tradizioni culturali che fagocita e distrugge ma che sono al tempo stesso indispensabili alla sua
sopravvivenza. Probabilmente non è lontano il momento in cui la pianta parassita avrà soffocato
del tutto l'albero di cui ha succhiato la linfa, condannando l'enorme e arrogante fogliame al
deperimento e alla morte [35]. Tuttavia, questo crollo auspicabile non garantisce
automaticamente un domani radioso, ed è a questo punto che la rivoluzione si impone.
Castoriadis continua: «La rivoluzione è un cambiamento di determinate istituzioni centrali della
società a opera della società stessa: l'autotrasformazione esplicita della società condensata in un
tempo breve [...] La rivoluzione significa l'ingresso della maggioranza della comunità in una
fase di attività politica, ovverosia costituente. L'immaginario sociale si mette al lavoro e la
vora esplicitamente alla trasformazione delle istituzioni esistenti» [36]. Già in La société
ureaucratique Castoriadis definiva la rivoluzione come uno «strappo radicale da
formeplurimillenarie della vita sociale, uno strappo che mette in discussione la relazione
dell'uomo con i suoi strumenti di lavoro come con i suoi figli, il suo rapporto con la collettività
come con le sue idee, insomma tutte le dimensioni del suo avere, del suo sapere e del suo
potere» [37].
In questo senso, il progetto della società della decrescita è sostanzialmente rivoluzionario. Si
tratta di un cambiamento di cultura non meno che delle strutture del diritto e dei rapporti di
produzione. Tuttavia, trattandosi di un progetto politico, la sua realizzazione obbedisce più
all'etica della responsabilità che all'etica della convinzione. La politica non coincide con la morale,
e chi esercita la responsabilità deve fare dei compromessi con l'esistenza del male. La ricerca del
bene non è la ricerca del Bene assoluto ma piuttosto quella del male minore.
Non per questo però il realismo politico deve significare abbandonarsi alla banalità del male, ma
piuttosto contenerla nell'orizzonte del bene comune. In questo senso, per quanto radicale e
rivoluzionaria, qualsiasi politica non può che essere riformista, e deve esserlo se non vuole
sprofondare nel terrorismo. Ma d'altra parte questo necessario pragmatismo dell'azione politica
non significa una rinuncia agli obiettivi dell'utopia concreta. Il potenziale rivoluzionario dell'utopia
concreta non è incompatibile con il riformismo politico, a patto che gli inevitabili compromessi non
degenerino in compromissione del pensiero.
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La società della decrescita, come la società autonoma di Castoriadis, non è concepibile senza
una fuoriuscita dal capitalismo. Tuttavia, la formula «uscire dal capitalismo» sta a indicare un
processo storico che è tutto salvo che semplice. L'eliminazione dei capitalisti, la proibizione della
proprietà privata dei mezzi di produzione, l'abolizione del rapporto salariale o della moneta
sprofonderebbero la società nel caos e sarebbero possibili soltanto grazie a un terrorismo
generalizzato. Ma tutto questo non basterebbe per rimuovere l'immaginario capitalistico, anzi...
Uscire dallo sviluppo, dall'economia e dalla crescita non significa dunque rinunciare a tutte le
istituzioni sociali che l'economia si è annessa, ma reinquadrarlein una logica differente. Anche su
questo punto, siamo in sintonia con l'analisi di Castoriadis: «Nel marxismo c'è l'idea assurda che
il mercato in quanto tale, la merce in quanto tale, "personificano" l'alienazione. Si tratta di un'idea
assurda, in quanto i rapporti tra gli uomini, in una società ampia, non possono essere "personali"
come in una famiglia. Sono sempre, e saranno sempre, socialmente mediati. Nel contesto di
un'economia appena sviluppata, questa mediazione si chiama mercato(scambio)». «A mio parere
? scrive ancora Castoriadis ? è del tutto evidente che non può esistere una società complessa
senza, per esempio, mezzi impersonali di scambio. La moneta esercita questa funzione, e in
questo senso è estremamente importante. Che si sottragga alla moneta una delle sue funzioni
nelle economie capitalistica e precapitalistica, cioè quella di strumento di accumulazione
individuale di ricchezza e di acquisizione di mezzi di produzione, è una cosa. Ma in quanto unità
di valore e mezzo di scambio, la moneta è una grande invenzione, una grande creazione
dell'umanità» [38].
Alla domanda «Attualmente quali forze sociali sono portatrici di un'alternativa? Oppure l'idea
stessa di un legame tra un'alternativa e delle forze sociali precise è falsa?», Castoriadis risponde:
«Questa idea in effetti è falsa, in ogni caso per le società moderne. Non si può più affermare che
il "proletariato" ha storicamente il compito della trasformazione della società. [...] Oggi la
trasformazione della società richiede la partecipazione di tutta la popolazione, e tutta la
popolazione può essere resa sensibile a questa necessità ? a eccezione forse di un 3-5 per cento
di inconvertibili» [39]. Questa risposta coincide perfettamente con quella data dal subcomandante
Marcos, ed è anche la nostra.
Per la decrescita vale quello che Castoriadis dice di tuttele idee innovative: «I loro avversari
cominciano sostenendo che sono assurde, continuano dicendo che tutto dipende dal significato
che si attribuisce loro e finiscono per affermare che le avevano sempre sostenute caldamente».
Ma aggiunge: «Non bisogna mai perdere di vista il fatto che una simile "accettazione" a parole è
uno dei mezzi migliori per far perdere a quelle idee la loro forza eversiva. [...] La società
contemporanea dà prova di un virtuosismo senza pari nell'arte del recupero o dello snaturamento
delle idee» [40].
17 mar 2011
Avviso: Domenica 20 sospese le attività del mercatino
Cari amici e simpatizzanti di Corto Circuito Flegreo,
dopo una verifica con gli enti amministrativi di Pozzuoli abbiamo definitivamente capito che per continuare la nostra bella esperienza é necessario costituirci in associazione. Del resto era un percorso già tracciato nell'ultima assemblea del 20 febbraio, la burocrazia ci ha solo imposto un'accelerazione dei tempi.
Domenica 20 marzo sospenderemo dunque le attività del mercatino e dedicheremo il tempo alla discussione più approfondita possibile della costituzione immediata dell'associazione e la discussione dello statuto (ne reperimo uno dalle esperienze di economia solidale e lo porteremo come bozza proponente).
E' importante la presenza di tutti - produttori e consumatori - domenica alle ore 12,00 perché si tratta di scegliere in prima persona la costituzione del soggetto giuridico (l'associazione) che possa garantirci di continuare a far vivere questa esperienza e farla diventare sempre più partecipata. Non mancate !
E' molto importante, per chi non potrà esserci, comunicarci se intende aderire alla nascita dell'associazione.
Saluti solidali.
Corto Circuito Flegreo
dopo una verifica con gli enti amministrativi di Pozzuoli abbiamo definitivamente capito che per continuare la nostra bella esperienza é necessario costituirci in associazione. Del resto era un percorso già tracciato nell'ultima assemblea del 20 febbraio, la burocrazia ci ha solo imposto un'accelerazione dei tempi.
Domenica 20 marzo sospenderemo dunque le attività del mercatino e dedicheremo il tempo alla discussione più approfondita possibile della costituzione immediata dell'associazione e la discussione dello statuto (ne reperimo uno dalle esperienze di economia solidale e lo porteremo come bozza proponente).
E' importante la presenza di tutti - produttori e consumatori - domenica alle ore 12,00 perché si tratta di scegliere in prima persona la costituzione del soggetto giuridico (l'associazione) che possa garantirci di continuare a far vivere questa esperienza e farla diventare sempre più partecipata. Non mancate !
E' molto importante, per chi non potrà esserci, comunicarci se intende aderire alla nascita dell'associazione.
Saluti solidali.
Corto Circuito Flegreo
14 mar 2011
Contadini con il cappello in testa
Contadini con il cappello in testa
11/03/2011 Marco Arturi
Inaugurare questa rubrica parlando di qualcosa che si svolge a Rosarno è forse quanto di meglio potessimo augurarci: ci permette di chiarire da subito come quel «dissidenze» con il prefisso eno davanti rappresenti, oltre che un inequivocabile omaggio a Gino Veronelli [il più grande giornalista e critico enogastronomico, che coniò il termine proprio sulle pagine di Carta], una visione anzitutto contadina – quindi in un mondo come questo ribelle – della viticoltura.
Dai vignaioli, soggetti per varie ragioni privilegiati rispetto al resto dell’universo agricolo, ci si attende una presa di coscienza definitiva: il potere comunicativo e mediatico del vino dovrebbe essere utilizzato per dare forza e visibilità alla contadinità meno fortunata, per difendere la terra e i territori, per salvaguardare saperi e sapori. Non sono pochi i viticoltori che, coscienti di questa responsabilità, stanno da tempo cercando di organizzarsi e muoversi in questa direzione. Ciò che rende loro difficili le cose è una oggettiva difficoltà a rapportarsi con le istanze che provengono dal «di sotto», da quella base dell’agricoltura fatta di piccoli contadini, braccianti e – perché no – stagionali migranti sfruttati.
Per questo sarebbe utile a tutti conoscere le proposte che arriveranno da Rosarno, dove il 12 e 13 marzo collettivi, gruppi di acquisto solidale e associazioni incontreranno i rappresentanti della Rete europea contro lo sfruttamento dei braccianti agricoli nell’ambito della campagna «Agricoltura contadina e lavoro stagionale migrante». A organizzare la rete e la campagna è innanzitutto Via Campesina, coordinamento europeo che si batte per la modifica delle politiche comunitarie; il modello proposto è ancora una volta quello francese, rappresentato da quella Confederation Paysanne che in breve tempo è riuscita a riunire migliaia di piccoli agricoltori. «Hanno capito qual è il problema, chi sono i nemici dell’agricoltura, vale a dire l’agrindustria e le grandi catene commerciali come Auchan, Carrefour e Despar, e sono in cerca di alleati. Tra questi, hanno pensato ai piccoli contadini e ai braccianti, perché se il sistema che fa morire gli uni è lo stesso che riduce in semischiavitù gli altri, allora sarà bene unirsi per combatterlo» spiegano gli organizzatori, che auspicano l’inclusione dei più deboli, i tanti africani ed esteuropei che popolano le nostre campagne in tempo di raccolta. Da qui è semplice comprendere il perché della scelta di Rosarno come sede dell’incontro, che avrà tra i suoi temi portanti anche filiera corta e consumo etico.
C’è da sperare che gli amanti del vino artigianale e naturale [e gli stessi produttori] non guardino con sufficienza a iniziative come questa, magari chiedendosi che c’entrano i braccianti stagionali con il vino ribelle. Nel caso, riflettano davanti a una boccia di Placido Rizzotto rosso [nero d’Avola, syrah, merlot], vino prodotto dalla Centopassi e proveniente da terreni confiscati alla criminalità organizzata, intitolato alla memoria del Segretario della Camera del lavoro di Corleone ucciso il 10 marzo del 1948 perché colpevole di avere lottato affinché i braccianti del luogo «non si togliessero il cappello quando passava il padrone», che in quel caso coincideva con il mafioso. Ancora sfruttamento, ancora campagne del sud, ancora lotte per la dignità contadina. Tutto torna.
11/03/2011 Marco Arturi
Inaugurare questa rubrica parlando di qualcosa che si svolge a Rosarno è forse quanto di meglio potessimo augurarci: ci permette di chiarire da subito come quel «dissidenze» con il prefisso eno davanti rappresenti, oltre che un inequivocabile omaggio a Gino Veronelli [il più grande giornalista e critico enogastronomico, che coniò il termine proprio sulle pagine di Carta], una visione anzitutto contadina – quindi in un mondo come questo ribelle – della viticoltura.
Dai vignaioli, soggetti per varie ragioni privilegiati rispetto al resto dell’universo agricolo, ci si attende una presa di coscienza definitiva: il potere comunicativo e mediatico del vino dovrebbe essere utilizzato per dare forza e visibilità alla contadinità meno fortunata, per difendere la terra e i territori, per salvaguardare saperi e sapori. Non sono pochi i viticoltori che, coscienti di questa responsabilità, stanno da tempo cercando di organizzarsi e muoversi in questa direzione. Ciò che rende loro difficili le cose è una oggettiva difficoltà a rapportarsi con le istanze che provengono dal «di sotto», da quella base dell’agricoltura fatta di piccoli contadini, braccianti e – perché no – stagionali migranti sfruttati.
Per questo sarebbe utile a tutti conoscere le proposte che arriveranno da Rosarno, dove il 12 e 13 marzo collettivi, gruppi di acquisto solidale e associazioni incontreranno i rappresentanti della Rete europea contro lo sfruttamento dei braccianti agricoli nell’ambito della campagna «Agricoltura contadina e lavoro stagionale migrante». A organizzare la rete e la campagna è innanzitutto Via Campesina, coordinamento europeo che si batte per la modifica delle politiche comunitarie; il modello proposto è ancora una volta quello francese, rappresentato da quella Confederation Paysanne che in breve tempo è riuscita a riunire migliaia di piccoli agricoltori. «Hanno capito qual è il problema, chi sono i nemici dell’agricoltura, vale a dire l’agrindustria e le grandi catene commerciali come Auchan, Carrefour e Despar, e sono in cerca di alleati. Tra questi, hanno pensato ai piccoli contadini e ai braccianti, perché se il sistema che fa morire gli uni è lo stesso che riduce in semischiavitù gli altri, allora sarà bene unirsi per combatterlo» spiegano gli organizzatori, che auspicano l’inclusione dei più deboli, i tanti africani ed esteuropei che popolano le nostre campagne in tempo di raccolta. Da qui è semplice comprendere il perché della scelta di Rosarno come sede dell’incontro, che avrà tra i suoi temi portanti anche filiera corta e consumo etico.
C’è da sperare che gli amanti del vino artigianale e naturale [e gli stessi produttori] non guardino con sufficienza a iniziative come questa, magari chiedendosi che c’entrano i braccianti stagionali con il vino ribelle. Nel caso, riflettano davanti a una boccia di Placido Rizzotto rosso [nero d’Avola, syrah, merlot], vino prodotto dalla Centopassi e proveniente da terreni confiscati alla criminalità organizzata, intitolato alla memoria del Segretario della Camera del lavoro di Corleone ucciso il 10 marzo del 1948 perché colpevole di avere lottato affinché i braccianti del luogo «non si togliessero il cappello quando passava il padrone», che in quel caso coincideva con il mafioso. Ancora sfruttamento, ancora campagne del sud, ancora lotte per la dignità contadina. Tutto torna.
7 mar 2011
“Stringete la mano che vi nutre”
“Stringete la mano che vi nutre”
Continuano le Visite ai Produttori di Corto Circuito flegreo
Le visite avranno carattere conviviale, informale e saranno improntate alla modalità dello scambio, della conoscenza e del consolidamento delle relazioni. Si potrà ,quindi, collaborare, scoprire, degustare, informarsi, giocare, divertirsi.
Invitiamo gli amici di CortoCircuito ad unirsi alle visite.
prossime visite :
Il 13 Marzo a MARANO DI NAPOLI presso gli autoproduttori Melania e Piero Napolano – Associazione culturale TerraeNotae ;
Partenza metropolitana di Pozzuoli ore 9.00 puntuali;
il 10 aprile visita itinerante ai produttori in Terra di Lavoro: I° tappa prima da Oscar Cangiano a Mondragone , poi saremo dagli auto produttori Doris e Umberto a Sessa Aurunca e infine a Carinola da Eleonora;
Partenza rigidamente puntuale dalla Metropolitana di Pozzuoli ore 9.00 ;
Continuano le Visite ai Produttori di Corto Circuito flegreo
Le visite avranno carattere conviviale, informale e saranno improntate alla modalità dello scambio, della conoscenza e del consolidamento delle relazioni. Si potrà ,quindi, collaborare, scoprire, degustare, informarsi, giocare, divertirsi.
Invitiamo gli amici di CortoCircuito ad unirsi alle visite.
prossime visite :
Il 13 Marzo a MARANO DI NAPOLI presso gli autoproduttori Melania e Piero Napolano – Associazione culturale TerraeNotae ;
Partenza metropolitana di Pozzuoli ore 9.00 puntuali;
il 10 aprile visita itinerante ai produttori in Terra di Lavoro: I° tappa prima da Oscar Cangiano a Mondragone , poi saremo dagli auto produttori Doris e Umberto a Sessa Aurunca e infine a Carinola da Eleonora;
Partenza rigidamente puntuale dalla Metropolitana di Pozzuoli ore 9.00 ;
3 mar 2011
QUANDO ARRIVERA' LA CRISI
02/12/11 - Libri. La seconda chanche
Quando arriverà la crisi, scrive nel 1973 Ivan Illich in «La convivialità», bisognerà «saper
dimostrare che la dissoluzione del miraggio industriale offre l'occasione per scegliere un modo di
produzione conviviale ed efficace. La preparazione a questo compito è il cardine di una nuova
pratica politica». Per fortuna la preparazione alla quale allude Illich si nutre oggi di molte
esperienze ed elaborazioni, raccontati in libri di saggistica e narrativa, in grado non solo di
mettere in discussione il miraggio industriale e i suoi corollari [lo sviluppo, la crescita, il profitto a
tutti i costi, i consumi infiniti...] ma anche di delineare le possibili alternative. Pur tra limiti e
contraddizioni, a differenza di qualche anno fa, oggi è possibile studiare alcune vie di uscita dalla
società dei consumi, quella che Guido Viale chiama «La civiltà del riuso», che è anche il titolo al
suo ultimo libro [Laterza].Ciò che colpisce di questo interessante viaggio nel mondo dell'usato,
uno dei fulcri intorno ai quali costruire la civiltà del terzo millennio, sono i numerosi richiami di
romanzi nei quali gli autori raccontano il nostro rapporto complesso con gli oggetti. Viale riesce a
dimostrare che alcuni testi letterari consentono di osservare più in profondità i problemi della vita
quotidiana rispetto all'analisi economica, sociale e filosofica. Il primo testo richiamato è un breve
resoconto introspettivo scritto dalla francese Lydia Flem dal titolo «Come ho svuotato la casa
dei miei genitori» [Archinto 2005], in cui l'autrice racconta come, dopo la morte dei genitori, si è
trovata a decidere che cosa fare degli oggetti lasciati da sua madre e suo padre. Le cose messe
da parte negli anni, spiega l'autrice, «parlano» di chi le ha raccolte, possedute e conservate, per
questo la ricognizione degli oggetti sembra un'intrusione nella vita più intima delle persone.
«Come non sentirmi colpevole quando forzavo la loro intimità, entravo nella loro camera senza
bussare ? scrive Lydia Flem ?, svelavo le loro manie piccole e grandi, le loro eccentricità, le loro
ferite, facevo effrazione in lati della loro personalità che essi stessi forse neppure intravedevano e
che ora si rivelano impunemente al mio sguardo?». Ma è comunque il valore affettivo degli
oggetti lasciati a prendere il sopravvento: «Tra melanconia e amarezza, tristezza e dolore,
gratitudine e scoramento, pensai che ero stata fortunata ad aver visto i miei genitori invecchiare e
a poter adesso raccogliere degli oggetti che mi parlavano di loro».
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Illuminanti sono anche le citazioni tratte da «Il museo dell'innocenza» [Einaudi 2009], dello
scrittore turco Orhan Pamuk, premio Nobel per la letteratura nel 2006, in cui il protagonista del
romanzo, Kemal, cerca di trattenere, conservando gli oggetti come in un museo, i momenti più
belli vissuti insieme a F?sun, morta in un incidente d'auto dopo una difficile e tormentata storia
d'amore. Con questi e altri testi, tra cui «Le correzioni» di Jonathan Frenzen [Einaudi 2002],
«La discarica» di Paolo Tebaldi [E/O 1998], «Sulla felicità a oltranza» di Ugo Cornia [Sellerio
1999], «Il campo di grano sotto casa» di Antonio Onortati [pubblicato su Carta nel 2009] e
altri ancora Viale riutilizza i testi letterari per mostrare le potenzialità poco visibili degli oggetti
usati, il rapporto che abbiamo con le cose, e come in molti luoghi utilizziamo spesso oggetti già
usati da altri.
Il libro di Viale, quindi, non si limita a spiegare come il recupero conviene a chi cede e a chi
diventa possessore di un bene usato, perché riduce il prelievo di materie prime e la produzione
dei rifiuti [a questo proposito, dello stesso Viale ricordiamo «Azzerare i rifiuti», Bollati Boringhieri
2008], promuove il meticciato di gusti e aumenta l'occupazione, ma segnala diverse esperienze
internazionali, molto differenti tra loro, nate intorno al riuso e riciclo: dalla rete inglese Charity
shops al franchising italiano Mercatino srl, passando per i belgi di Ressources e gli statunitensi di
Second Chance. Non manca, infine, il dettagliato racconto di come potrebbe funzionare una
ricicleria ideale, legata a un territorio di piccole dimensioni, e progettata per rovesciare la
relazione che ciascuno i noi e la società nel suo insieme hanno nei confronti dei rifiuti che
producono, in particolare degli oggetti suscettibili di avere una seconda vita. Questi souk della
sostenibilità, suggerisce Guido Viale dovrebbero essere divisi in tre aree: la prima per la
selezione dei materiali riciclabili e i laboratori di riparazione [quest'area potrebbe comprendere
anche una sala conferenze, spazi per feste e, ci permettiamo di suggerire, una libreria e una
biblioteca], la seconda è destinata alla divisione in forma differenziata dei materiali suscettibili
solo di riciclo, la terza alla rivendita. L'ecocentro così delineato, può diventare anche uno
straordinario strumento di welfare municipale, se a occuparsi di tutte o di alcune di queste
funzioni fossero organizzazioni sociali in accordo con l'amministrazione locale. Insomma, non
occorre inventare nulla per avere finalmente l'alfabeto della «civiltà del riuso»: l'incontro tra
saperi, a torto ritenuti poco nobili ma assai diffusi nella società, e amministrazioni locali può
essere la prima scintilla importante.
Quando arriverà la crisi, scrive nel 1973 Ivan Illich in «La convivialità», bisognerà «saper
dimostrare che la dissoluzione del miraggio industriale offre l'occasione per scegliere un modo di
produzione conviviale ed efficace. La preparazione a questo compito è il cardine di una nuova
pratica politica». Per fortuna la preparazione alla quale allude Illich si nutre oggi di molte
esperienze ed elaborazioni, raccontati in libri di saggistica e narrativa, in grado non solo di
mettere in discussione il miraggio industriale e i suoi corollari [lo sviluppo, la crescita, il profitto a
tutti i costi, i consumi infiniti...] ma anche di delineare le possibili alternative. Pur tra limiti e
contraddizioni, a differenza di qualche anno fa, oggi è possibile studiare alcune vie di uscita dalla
società dei consumi, quella che Guido Viale chiama «La civiltà del riuso», che è anche il titolo al
suo ultimo libro [Laterza].Ciò che colpisce di questo interessante viaggio nel mondo dell'usato,
uno dei fulcri intorno ai quali costruire la civiltà del terzo millennio, sono i numerosi richiami di
romanzi nei quali gli autori raccontano il nostro rapporto complesso con gli oggetti. Viale riesce a
dimostrare che alcuni testi letterari consentono di osservare più in profondità i problemi della vita
quotidiana rispetto all'analisi economica, sociale e filosofica. Il primo testo richiamato è un breve
resoconto introspettivo scritto dalla francese Lydia Flem dal titolo «Come ho svuotato la casa
dei miei genitori» [Archinto 2005], in cui l'autrice racconta come, dopo la morte dei genitori, si è
trovata a decidere che cosa fare degli oggetti lasciati da sua madre e suo padre. Le cose messe
da parte negli anni, spiega l'autrice, «parlano» di chi le ha raccolte, possedute e conservate, per
questo la ricognizione degli oggetti sembra un'intrusione nella vita più intima delle persone.
«Come non sentirmi colpevole quando forzavo la loro intimità, entravo nella loro camera senza
bussare ? scrive Lydia Flem ?, svelavo le loro manie piccole e grandi, le loro eccentricità, le loro
ferite, facevo effrazione in lati della loro personalità che essi stessi forse neppure intravedevano e
che ora si rivelano impunemente al mio sguardo?». Ma è comunque il valore affettivo degli
oggetti lasciati a prendere il sopravvento: «Tra melanconia e amarezza, tristezza e dolore,
gratitudine e scoramento, pensai che ero stata fortunata ad aver visto i miei genitori invecchiare e
a poter adesso raccogliere degli oggetti che mi parlavano di loro».
Page 2 of 3
Illuminanti sono anche le citazioni tratte da «Il museo dell'innocenza» [Einaudi 2009], dello
scrittore turco Orhan Pamuk, premio Nobel per la letteratura nel 2006, in cui il protagonista del
romanzo, Kemal, cerca di trattenere, conservando gli oggetti come in un museo, i momenti più
belli vissuti insieme a F?sun, morta in un incidente d'auto dopo una difficile e tormentata storia
d'amore. Con questi e altri testi, tra cui «Le correzioni» di Jonathan Frenzen [Einaudi 2002],
«La discarica» di Paolo Tebaldi [E/O 1998], «Sulla felicità a oltranza» di Ugo Cornia [Sellerio
1999], «Il campo di grano sotto casa» di Antonio Onortati [pubblicato su Carta nel 2009] e
altri ancora Viale riutilizza i testi letterari per mostrare le potenzialità poco visibili degli oggetti
usati, il rapporto che abbiamo con le cose, e come in molti luoghi utilizziamo spesso oggetti già
usati da altri.
Il libro di Viale, quindi, non si limita a spiegare come il recupero conviene a chi cede e a chi
diventa possessore di un bene usato, perché riduce il prelievo di materie prime e la produzione
dei rifiuti [a questo proposito, dello stesso Viale ricordiamo «Azzerare i rifiuti», Bollati Boringhieri
2008], promuove il meticciato di gusti e aumenta l'occupazione, ma segnala diverse esperienze
internazionali, molto differenti tra loro, nate intorno al riuso e riciclo: dalla rete inglese Charity
shops al franchising italiano Mercatino srl, passando per i belgi di Ressources e gli statunitensi di
Second Chance. Non manca, infine, il dettagliato racconto di come potrebbe funzionare una
ricicleria ideale, legata a un territorio di piccole dimensioni, e progettata per rovesciare la
relazione che ciascuno i noi e la società nel suo insieme hanno nei confronti dei rifiuti che
producono, in particolare degli oggetti suscettibili di avere una seconda vita. Questi souk della
sostenibilità, suggerisce Guido Viale dovrebbero essere divisi in tre aree: la prima per la
selezione dei materiali riciclabili e i laboratori di riparazione [quest'area potrebbe comprendere
anche una sala conferenze, spazi per feste e, ci permettiamo di suggerire, una libreria e una
biblioteca], la seconda è destinata alla divisione in forma differenziata dei materiali suscettibili
solo di riciclo, la terza alla rivendita. L'ecocentro così delineato, può diventare anche uno
straordinario strumento di welfare municipale, se a occuparsi di tutte o di alcune di queste
funzioni fossero organizzazioni sociali in accordo con l'amministrazione locale. Insomma, non
occorre inventare nulla per avere finalmente l'alfabeto della «civiltà del riuso»: l'incontro tra
saperi, a torto ritenuti poco nobili ma assai diffusi nella società, e amministrazioni locali può
essere la prima scintilla importante.
2 mar 2011
Prendiamoci cura
Appello agli aderenti/partecipanti/simpatizzanti di Corto Circuito flegreo.
Ci sono strade , percorsi molto belli ed entusiasmanti che si percorrono insieme. A volte ci sono imprevisti e/o ostacoli che bisogna affrontare. Ed ora , è proprio questo il momento. So che ad oggi non è ancora chiaro il concetto e il principio di responsabilità collettiva ma vi chiedo uno sforzo.
Se vi ricordate , già nell’assemblea del 17 ottobre 2010 avevamo parlato della necessità/opportunità per Corto Circuito flegreo ( che vi ricordo siamo noi) di fare un salto di qualità . Trasformarci in Associazione della filiera corta flegrea per meglio tutelare/garantire i produttori e i consum-attori delle rete e soprattutto per tutelare la persona e il luogo che ci ospita ( il giardino dell’orco).
Ora e’ arrivato , proprio in questi giorni , a Corto Circuito flegreo, un avviso “ bonario” e informale che comunica letteralmente che : “ se il mercatino del lago d’averno non trova rapidamente una forma di regolarizzazione amministrativa ( secondo norme statali, regionali e locali) i vigili saranno costretti ad intervenire” . Ci è stato fatto capire che possiamo cercare una intesa di regolamentazione flessibile che non cancelli l’esperienza. Ciò a conferma che anche l’istituzione, pur non conoscendoci bene, ci riconosce una utilità sociale . Ma dobbiamo fare dei passi concreti verso la regolarizzazione.
Nell’assemblea del 20 febbraio avevamo confermato questa volontà, a prescindere dall’imprevisto sopraggiunto successivamente, sebbene abbiamo concluso di far maturare ulteriormente la consapevolezza dell’appartenere ad un progetto comune molto ambizioso. Lo ripetiamo un progetto integrato di sostenibilità ambientale e sociale di comunità. Un vero e proprio cantiere sociale. Dove sperimentare filiere corte, relazioni di fiducia, promozione di cibo buono, pulito e giusto e soprattutto far crescere una comunità intorno a principi di sostenibilità, di giustizia ambientale e sociale.
Ma, già dall’inizio, ricordate, prevedevamo che le istituzioni e il contesto ambientale circostante ( nel vero senso della parola… circostante il lago) ci avrebbe interrogato e chiesto : chi siete?, cosa volete fare?, rispettate le regole?.
Bene, questo momento è arrivato.
In settimana abbiamo previsto di fare degli incontri con le istituzioni per chiarire le cosa da “mettere a posto” e fare alcune nostre proposte.
La settimana prossima pensiamo quindi di organizzare una assemblea straordinaria per passare all’azione.
Vi faremo sapere dove e quando.
Chiaramente , prendiamoci cura.
02 marzo 2011-03-02 Comitato promotore di Corto Circuito flegreo
Ci sono strade , percorsi molto belli ed entusiasmanti che si percorrono insieme. A volte ci sono imprevisti e/o ostacoli che bisogna affrontare. Ed ora , è proprio questo il momento. So che ad oggi non è ancora chiaro il concetto e il principio di responsabilità collettiva ma vi chiedo uno sforzo.
Se vi ricordate , già nell’assemblea del 17 ottobre 2010 avevamo parlato della necessità/opportunità per Corto Circuito flegreo ( che vi ricordo siamo noi) di fare un salto di qualità . Trasformarci in Associazione della filiera corta flegrea per meglio tutelare/garantire i produttori e i consum-attori delle rete e soprattutto per tutelare la persona e il luogo che ci ospita ( il giardino dell’orco).
Ora e’ arrivato , proprio in questi giorni , a Corto Circuito flegreo, un avviso “ bonario” e informale che comunica letteralmente che : “ se il mercatino del lago d’averno non trova rapidamente una forma di regolarizzazione amministrativa ( secondo norme statali, regionali e locali) i vigili saranno costretti ad intervenire” . Ci è stato fatto capire che possiamo cercare una intesa di regolamentazione flessibile che non cancelli l’esperienza. Ciò a conferma che anche l’istituzione, pur non conoscendoci bene, ci riconosce una utilità sociale . Ma dobbiamo fare dei passi concreti verso la regolarizzazione.
Nell’assemblea del 20 febbraio avevamo confermato questa volontà, a prescindere dall’imprevisto sopraggiunto successivamente, sebbene abbiamo concluso di far maturare ulteriormente la consapevolezza dell’appartenere ad un progetto comune molto ambizioso. Lo ripetiamo un progetto integrato di sostenibilità ambientale e sociale di comunità. Un vero e proprio cantiere sociale. Dove sperimentare filiere corte, relazioni di fiducia, promozione di cibo buono, pulito e giusto e soprattutto far crescere una comunità intorno a principi di sostenibilità, di giustizia ambientale e sociale.
Ma, già dall’inizio, ricordate, prevedevamo che le istituzioni e il contesto ambientale circostante ( nel vero senso della parola… circostante il lago) ci avrebbe interrogato e chiesto : chi siete?, cosa volete fare?, rispettate le regole?.
Bene, questo momento è arrivato.
In settimana abbiamo previsto di fare degli incontri con le istituzioni per chiarire le cosa da “mettere a posto” e fare alcune nostre proposte.
La settimana prossima pensiamo quindi di organizzare una assemblea straordinaria per passare all’azione.
Vi faremo sapere dove e quando.
Chiaramente , prendiamoci cura.
02 marzo 2011-03-02 Comitato promotore di Corto Circuito flegreo
21 feb 2011
Una bella giornata
Ieri al CortoCircuito flegreo è stata una bella giornata.
Partecipata, condivisa e con qualche spunto innovativo.
Al centro le Relazioni. Le relazioni di reciprocità, di solidarietà , di cooperazione , di collaborazione leale e reciproca.
La presentazione del libro “ IL CAPITALE DELLE RELAZIONI” a cura della rivista Altreconomia con la presenza di Massimo Acanfora ci ha dato lo stimolo per approfondire le ragioni, le motivazioni che spingono al rafforzamento “ responsabile” delle reti. Da dove nascono i gas ( gruppi di acquisto solidale), i DES ( distretti di economia solidale ) , e le varie reti di economia solidale che in questi anni hanno realizzato interessanti progetti di filiera corta e , in certi casi, rappresentano dei veri agenti di cambiamento sociale e valorizzazione delle risorse del territorio? Ci siamo interrogati e, credo abbiamo fatto un passo avanti verso quelle relazioni di fiducia e cooperazione che vogliamo costruire. C’è molta strada da fare.
Anche nell’incontro trimestrale abbiamo ribadito cosa intendiamo per trasparenza dei rapporti, tracciabilità delle produzioni, autoregolamentazione dei comportamenti. Chiarezza , insomma.
E , ancora una volta, come si costruire una fiducia concreta tra persone. E, quanto sia necessario costruirla per sottrarsi alla mercificazione del mercato.
Volevamo, in qualche modo, stimolare “ provocare i produttori, e anche i frequentatori di CortoCircuito a dichiarare, o quantomeno a definire il proprio impegno nella costruzione della rete. Ne sono uscite delle proposte interessanti. Caratterizzare le visite programmate con dei momenti di sostegno, formazione, comprensione delle realtà produttive. Ciò potrà essere molto utile anche per immaginare e progettare delle filiere corte di settore con numeri significativi e ricadute vantaggiose per tutti, produttori e consum-attori.
A tutti auguriamo un buen vivir.
Partecipata, condivisa e con qualche spunto innovativo.
Al centro le Relazioni. Le relazioni di reciprocità, di solidarietà , di cooperazione , di collaborazione leale e reciproca.
La presentazione del libro “ IL CAPITALE DELLE RELAZIONI” a cura della rivista Altreconomia con la presenza di Massimo Acanfora ci ha dato lo stimolo per approfondire le ragioni, le motivazioni che spingono al rafforzamento “ responsabile” delle reti. Da dove nascono i gas ( gruppi di acquisto solidale), i DES ( distretti di economia solidale ) , e le varie reti di economia solidale che in questi anni hanno realizzato interessanti progetti di filiera corta e , in certi casi, rappresentano dei veri agenti di cambiamento sociale e valorizzazione delle risorse del territorio? Ci siamo interrogati e, credo abbiamo fatto un passo avanti verso quelle relazioni di fiducia e cooperazione che vogliamo costruire. C’è molta strada da fare.
Anche nell’incontro trimestrale abbiamo ribadito cosa intendiamo per trasparenza dei rapporti, tracciabilità delle produzioni, autoregolamentazione dei comportamenti. Chiarezza , insomma.
E , ancora una volta, come si costruire una fiducia concreta tra persone. E, quanto sia necessario costruirla per sottrarsi alla mercificazione del mercato.
Volevamo, in qualche modo, stimolare “ provocare i produttori, e anche i frequentatori di CortoCircuito a dichiarare, o quantomeno a definire il proprio impegno nella costruzione della rete. Ne sono uscite delle proposte interessanti. Caratterizzare le visite programmate con dei momenti di sostegno, formazione, comprensione delle realtà produttive. Ciò potrà essere molto utile anche per immaginare e progettare delle filiere corte di settore con numeri significativi e ricadute vantaggiose per tutti, produttori e consum-attori.
A tutti auguriamo un buen vivir.
16 feb 2011
Anche in caso di pioggia
La presentazione del libro "IL CAPITALE DELEL RELAZIONI" a cura di Altreconomia edizioni alle 13,00 e la riunione trimestrale dei produttori e consum-attori consapevoli di CortoCircuito alle 15,30 si terranno anche in caso di pioggia alle Stufe di nerone.
Prendiamoci cura 20 Febbraio 2011
Assemblea trimestrale dei Produttori e Cittadini consum-attori di CortoCircuito Flegreo 20 Febbraio 2011.
Vi prego di leggere il report della riunione precedente già inviata a tutti.
Punti all’ OdG:
1) CortoCircuito Flegreo è un cantiere sociale? Se non ancora, può diventarlo?.. Abbiamo sempre detto dall’inizio Aprile 2010 che CortoCircuito flegreo aspira ad essere molto di più di un mercato contadino, di un simpatico evento mensile di incontro tra persone attente ad alcuni temi;
Già essere una compiuta filiera corta locale , di relazione tra produttori responsabili e cittadini consapevoli implica una determinata organizzazione, responsabilizzazione, e impegno. Ancora diverso e più impegnativo è pensare di diventare un cantiere sociale per la sostenibilità ambientale , per le buone pratiche ecologiche, alimentari, agricole che riguardano lo sviluppo locale auto sostenibile.
Non è necessario avere una identità precostituita, ma fondamentale è sapere in quale percorso si è inseriti, ed avere chiara la dimensione ed il livello di collaborazione e responsabilità che si vuole attuare.
Pertanto chiediamo a tutti coloro che vogliono bene a CortoCircuito di esprimersi a tal riguardo. Abbiamo pensato la volta precedente che la nascita di una associazione della filiera corta flegrea possa aiutare tale percorso. Ma ciò non è automatico e non basta formalizzare una esperienza per farle fare il salto di qualità.
Apriamo una discussione seria in tal senso.
2) Autoregolamentazione. Prezzo Giusto. Maggiore Partecipazione dei Produttori.
A partire dal chiarimento sul 1 punto , si possono affrontare alcune questioni fondamentali che riguardano i contenuti, le modalità di svolgimento del mercato, l’autenticità dei gesti e dei comportamenti. Cose che tradizionalmente, necessitano di REGOLAMENTAZIONI (ci riferiamo alla bontà dei prodotti, alla loro tracciabilità, a come si fa il prezzo, al grado di partecipazione e collaborazione dei produttori alla crescita/miglioramento dell’esperienza CortoCircuito, etc…).
Ma noi abbiamo fatto una scelta di campo. Abbiamo impostato tutte le nostre relazioni sulla fiducia. E ciò , se da un lato comporta meno carte, meno controlli, assenza di “sanzioni”, dall’altro implica uno SFORZO DI RELAZIONE .
Che mi auguro tutti vogliamo fare. Apriamo una discussione seria in tal senso. E impegniamoci a far seguire scelte e decisioni in seguito a tali discussioni.
3) Varie ed eventuali ( ………………….)
Vi prego di leggere il report della riunione precedente già inviata a tutti.
Punti all’ OdG:
1) CortoCircuito Flegreo è un cantiere sociale? Se non ancora, può diventarlo?.. Abbiamo sempre detto dall’inizio Aprile 2010 che CortoCircuito flegreo aspira ad essere molto di più di un mercato contadino, di un simpatico evento mensile di incontro tra persone attente ad alcuni temi;
Già essere una compiuta filiera corta locale , di relazione tra produttori responsabili e cittadini consapevoli implica una determinata organizzazione, responsabilizzazione, e impegno. Ancora diverso e più impegnativo è pensare di diventare un cantiere sociale per la sostenibilità ambientale , per le buone pratiche ecologiche, alimentari, agricole che riguardano lo sviluppo locale auto sostenibile.
Non è necessario avere una identità precostituita, ma fondamentale è sapere in quale percorso si è inseriti, ed avere chiara la dimensione ed il livello di collaborazione e responsabilità che si vuole attuare.
Pertanto chiediamo a tutti coloro che vogliono bene a CortoCircuito di esprimersi a tal riguardo. Abbiamo pensato la volta precedente che la nascita di una associazione della filiera corta flegrea possa aiutare tale percorso. Ma ciò non è automatico e non basta formalizzare una esperienza per farle fare il salto di qualità.
Apriamo una discussione seria in tal senso.
2) Autoregolamentazione. Prezzo Giusto. Maggiore Partecipazione dei Produttori.
A partire dal chiarimento sul 1 punto , si possono affrontare alcune questioni fondamentali che riguardano i contenuti, le modalità di svolgimento del mercato, l’autenticità dei gesti e dei comportamenti. Cose che tradizionalmente, necessitano di REGOLAMENTAZIONI (ci riferiamo alla bontà dei prodotti, alla loro tracciabilità, a come si fa il prezzo, al grado di partecipazione e collaborazione dei produttori alla crescita/miglioramento dell’esperienza CortoCircuito, etc…).
Ma noi abbiamo fatto una scelta di campo. Abbiamo impostato tutte le nostre relazioni sulla fiducia. E ciò , se da un lato comporta meno carte, meno controlli, assenza di “sanzioni”, dall’altro implica uno SFORZO DI RELAZIONE .
Che mi auguro tutti vogliamo fare. Apriamo una discussione seria in tal senso. E impegniamoci a far seguire scelte e decisioni in seguito a tali discussioni.
3) Varie ed eventuali ( ………………….)
10 feb 2011
Lettera ai GAS
Cari Gas,
trovate qui sotto il messaggio di lancio di una ricerca sui Gas svolta dall'interno.
Questa ricerca è stata presentata al gruppo di lavoro sulla comunicazione al convegno di Osnago ed è ora pronta a partire.
Pensiamo infatti che sia importante vedere come ci rappresentiamo.
Seguiranno altri messaggi, a partire dagli indirizzi mail indicatii nell'archivio dei gruppi sul sito retegas.
Se la risposta sarà calorosa ... al prossimo convegno Gas/Des dell'Aquila potremo vedere cosa esce da questo "autoscatto".
A presto
Andrea Saroldi
=====================================================================
Car*,
a giorni prenderà avvio (dopo un lungo lavoro preparatorio) la prima
ricerca nazionale sui GAS e le Reti di Economia Solidale promossa dal Tavolo
RES e dall'Università di Bergamo, intitolata "Dentro il capitale delle relazioni".
Scopo della ricerca è l'analisi quantitativa e qualitativa dei circuiti
alternativi di produzione e consumo, intesi come reti sociali che promuovono
attivamente, con il coinvolgimento delle comunità locali, pratiche
innovative di co-produzione, stili di vita e modelli sostenibili di
produzione e di distribuzione.
La novità della ricerca non risiede solo nell'ampiezza dello sguardo,
che abbraccia l'intero territorio nazionale ed entrambi i versanti
dell'attività economica (produzione e consumo), ma anche nel coinvolgimento
diretto, a tutti i livelli, della rete nazionale dei GAS e dei DES: per questo
abbiamo voluto chiamarla "con-ricerca", un processo generatore di saperi nel
quale le pratiche oggetto di studio sono esplorate dagli stessi protagonisti,
con il supporto metodologico di ricercatori esperti.
Il primo passo della con-ricerca, indispensabile per garantire la
rappresentatività dei risultati e la buona riuscita dell'operazione,
consiste nella costruzione di un elenco attendibile e quanto più
possibile completo dei GAS attivi sul territorio nazionale.
Il punto di partenza per questa fase sarà l'insieme dei GAS registrati
sul sito retegas.org alla fine del 2010. Tutti i referenti dei GAS
registrati riceveranno, nei prossimi giorni:
- l'elenco dei GAS registrati nella loro provincia di riferimento, allo
scopo di integrarlo e/o aggiornarlo;
- l'invito a collaborare alla ricerca, ed in particolare ad individuare
il/i referente/i provinciali (o locali, per le province più grandi) della
ricerca.
Grazie della collaborazione.
Tavolo RES - Area Formazione e Ricerca
trovate qui sotto il messaggio di lancio di una ricerca sui Gas svolta dall'interno.
Questa ricerca è stata presentata al gruppo di lavoro sulla comunicazione al convegno di Osnago ed è ora pronta a partire.
Pensiamo infatti che sia importante vedere come ci rappresentiamo.
Seguiranno altri messaggi, a partire dagli indirizzi mail indicatii nell'archivio dei gruppi sul sito retegas.
Se la risposta sarà calorosa ... al prossimo convegno Gas/Des dell'Aquila potremo vedere cosa esce da questo "autoscatto".
A presto
Andrea Saroldi
=====================================================================
Car*,
a giorni prenderà avvio (dopo un lungo lavoro preparatorio) la prima
ricerca nazionale sui GAS e le Reti di Economia Solidale promossa dal Tavolo
RES e dall'Università di Bergamo, intitolata "Dentro il capitale delle relazioni".
Scopo della ricerca è l'analisi quantitativa e qualitativa dei circuiti
alternativi di produzione e consumo, intesi come reti sociali che promuovono
attivamente, con il coinvolgimento delle comunità locali, pratiche
innovative di co-produzione, stili di vita e modelli sostenibili di
produzione e di distribuzione.
La novità della ricerca non risiede solo nell'ampiezza dello sguardo,
che abbraccia l'intero territorio nazionale ed entrambi i versanti
dell'attività economica (produzione e consumo), ma anche nel coinvolgimento
diretto, a tutti i livelli, della rete nazionale dei GAS e dei DES: per questo
abbiamo voluto chiamarla "con-ricerca", un processo generatore di saperi nel
quale le pratiche oggetto di studio sono esplorate dagli stessi protagonisti,
con il supporto metodologico di ricercatori esperti.
Il primo passo della con-ricerca, indispensabile per garantire la
rappresentatività dei risultati e la buona riuscita dell'operazione,
consiste nella costruzione di un elenco attendibile e quanto più
possibile completo dei GAS attivi sul territorio nazionale.
Il punto di partenza per questa fase sarà l'insieme dei GAS registrati
sul sito retegas.org alla fine del 2010. Tutti i referenti dei GAS
registrati riceveranno, nei prossimi giorni:
- l'elenco dei GAS registrati nella loro provincia di riferimento, allo
scopo di integrarlo e/o aggiornarlo;
- l'invito a collaborare alla ricerca, ed in particolare ad individuare
il/i referente/i provinciali (o locali, per le province più grandi) della
ricerca.
Grazie della collaborazione.
Tavolo RES - Area Formazione e Ricerca
ecco le risposte al nostro questionario
Ecco i Risultati del
QUESTIONARIO X I PARTECIPANTI/ADERENTI/SIMPATIZZANTI DI CORTOCIRCUITO.
1) ritieni che il mercato contadino e l’esperienza sociale di cortocircuito flegreo soddisfi le tue necessita’ e i tuoi bisogni di ricerca di cibo genuino ,di relazioni partecipative e di conoscenza e trasparenza.
1) Poco (0) 2) abbastanza (8) 3) molto (19) 4) si può fare di più (20)
2) hai letto il manifesto di cortocircuito? sai cosa e’ una filiera corta di relazione ? se si, quanto ne condividi i principi?
1)poco (1) 2)abbastanza (9) 3)molto (30) 4) si può fare di più (7)
se no vieni a prendere il manifesto alla accoglienza o collegati a http://cortocircuitoflegreo.blogspot.com
3) pensi sia possibile attraverso queste esperienze , modificare le irrazionalità e le ingiustizie del mercato convenzionale che impoverisce i produttori a vantaggio delle multinazionali e produce speculazioni , sofisticazioni alimentari e impoverimento ambientale con le colture intensive, gli ogm e il resto.??
1)poco (3) 2)abbastanza (11) 3)molto (14) 4)si può fare di più (15)
4) daresti un tuo contributo ( in termini di tempo, e/o consulenza , ingegno e supporto finanziario) se CortoCircuito flegreo decisse di costituirsi in Associazione di promozione sociale ed ecologica.
1) No (2) 2) in parte (16) 3) si (22) 4) si deve fare di più (5).
Grazie per il tempo regalatoci.
Firma.
Una lettura senza pretese: su 100 questionari distribuiti agli aderenti/partecipanti/simpatizzanti di cortocircuito flegreo ne sono stati restituiti compilati 45. ( circa 50%) .
Il posizionamento principale delle risposte è nella 1 domanda MOLTO soddisfacente rispetto ai bisogni vari; con ampie possibilità di fare meglio (20)
nella 2 domanda prevale una risposta di forte condivisione ( abbastanza e molto condivisi i principi);
nella 3 domanda c’è più equilibrio, anche se prevale il senso di utilità di tali esperienze ( 3 e 4 risposta);
la 4 domanda era quella che più ci interessava e sostanzialmente era una richiesta di impegno rivolta al pubblico di cortocircuito: la risposta è stata significativa : IN PARTE 16 risposte e SI 22 risposte.
Ci sentiamo soddisfatti e aspettiamo di verificare tra il dire e il fare.
QUESTIONARIO X I PARTECIPANTI/ADERENTI/SIMPATIZZANTI DI CORTOCIRCUITO.
1) ritieni che il mercato contadino e l’esperienza sociale di cortocircuito flegreo soddisfi le tue necessita’ e i tuoi bisogni di ricerca di cibo genuino ,di relazioni partecipative e di conoscenza e trasparenza.
1) Poco (0) 2) abbastanza (8) 3) molto (19) 4) si può fare di più (20)
2) hai letto il manifesto di cortocircuito? sai cosa e’ una filiera corta di relazione ? se si, quanto ne condividi i principi?
1)poco (1) 2)abbastanza (9) 3)molto (30) 4) si può fare di più (7)
se no vieni a prendere il manifesto alla accoglienza o collegati a http://cortocircuitoflegreo.blogspot.com
3) pensi sia possibile attraverso queste esperienze , modificare le irrazionalità e le ingiustizie del mercato convenzionale che impoverisce i produttori a vantaggio delle multinazionali e produce speculazioni , sofisticazioni alimentari e impoverimento ambientale con le colture intensive, gli ogm e il resto.??
1)poco (3) 2)abbastanza (11) 3)molto (14) 4)si può fare di più (15)
4) daresti un tuo contributo ( in termini di tempo, e/o consulenza , ingegno e supporto finanziario) se CortoCircuito flegreo decisse di costituirsi in Associazione di promozione sociale ed ecologica.
1) No (2) 2) in parte (16) 3) si (22) 4) si deve fare di più (5).
Grazie per il tempo regalatoci.
Firma.
Una lettura senza pretese: su 100 questionari distribuiti agli aderenti/partecipanti/simpatizzanti di cortocircuito flegreo ne sono stati restituiti compilati 45. ( circa 50%) .
Il posizionamento principale delle risposte è nella 1 domanda MOLTO soddisfacente rispetto ai bisogni vari; con ampie possibilità di fare meglio (20)
nella 2 domanda prevale una risposta di forte condivisione ( abbastanza e molto condivisi i principi);
nella 3 domanda c’è più equilibrio, anche se prevale il senso di utilità di tali esperienze ( 3 e 4 risposta);
la 4 domanda era quella che più ci interessava e sostanzialmente era una richiesta di impegno rivolta al pubblico di cortocircuito: la risposta è stata significativa : IN PARTE 16 risposte e SI 22 risposte.
Ci sentiamo soddisfatti e aspettiamo di verificare tra il dire e il fare.
Domenica 20 febbraio a CortoCircuito flegreo Presentazione del libro :"IL CAPITALE DELLE RELAZIONI"
Cinquanta storie che raccontano come nasce un Gas, una “filiera corta” o un Distretto di economia solidale
In Italia sono ormai un migliaio i “gruppi d'acquisto solidali”: persone che fanno la spesa insieme, scegliendo prodotti “etici” e creando relazioni di fiducia con chi li produce. Ma i Gas sono solo la “rete” più nota: questo libro è una straordinaria raccolta di esperienze di “reti di economia solidale”, un movimento che si batte per trasformare l'attuale sistema e per una nuova economia, che abbia per base il “capitale delle relazioni”. Come avviare allora un Gas nel proprio condominio o ufficio, come progettare una “filiera corta” insieme al contadino del campo accanto, “saltando” gli intermediari? Quali sono gli strumenti essenziali per passare dai grandi centri commerciali a una “Piccola Distribuzione Organizzata”, e quali semplici passi muovere per organizzare nella propria città una fiera del consumo critico e sostenibile? Come formarsi e informarsi e soprattutto come “mettere in rete” queste iniziative, con l'obiettivo di costituire sul proprio territorio un vero e proprio “Distretto di economia solidale”? Uno sguardo concreto sull'economia delle relazioni in Italia.
Il Tavolo per la Rete italiana di economia solidale promuove lo sviluppo dei Des, Distretti di economia solidale, per favorire nascita e sviluppo di esperienze d'economia solidale.
Il libro raccoglie i contributi di 35 autori, rappresentativi del movimento italiano e globale.
In Italia sono ormai un migliaio i “gruppi d'acquisto solidali”: persone che fanno la spesa insieme, scegliendo prodotti “etici” e creando relazioni di fiducia con chi li produce. Ma i Gas sono solo la “rete” più nota: questo libro è una straordinaria raccolta di esperienze di “reti di economia solidale”, un movimento che si batte per trasformare l'attuale sistema e per una nuova economia, che abbia per base il “capitale delle relazioni”. Come avviare allora un Gas nel proprio condominio o ufficio, come progettare una “filiera corta” insieme al contadino del campo accanto, “saltando” gli intermediari? Quali sono gli strumenti essenziali per passare dai grandi centri commerciali a una “Piccola Distribuzione Organizzata”, e quali semplici passi muovere per organizzare nella propria città una fiera del consumo critico e sostenibile? Come formarsi e informarsi e soprattutto come “mettere in rete” queste iniziative, con l'obiettivo di costituire sul proprio territorio un vero e proprio “Distretto di economia solidale”? Uno sguardo concreto sull'economia delle relazioni in Italia.
Il Tavolo per la Rete italiana di economia solidale promuove lo sviluppo dei Des, Distretti di economia solidale, per favorire nascita e sviluppo di esperienze d'economia solidale.
Il libro raccoglie i contributi di 35 autori, rappresentativi del movimento italiano e globale.
7 feb 2011
Visite ai Produttori di Cortocircuito flegreo
Anche nel 2011 Continuano le visite programmate
Ascolta con webReader
“Stringete la mano che vi nutre”
Continuano le visite programmate ai produttori di Corto Circuito flegreo.
Dal mese di Gennaio 2011 continuano le visite programmate. Le visite avranno carattere conviviale, informale e saranno improntate alla modalità dello scambio, della conoscenza e del consolidamento delle relazioni. Si potrà ,quindi, collaborare, scoprire, degustare, informarsi, giocare, divertirsi.
Invitiamo gli amici di CortoCircuito ad unirsi alle visite.
prossima Visita il 13 Febbraio a BAGNOLI presso L’azienda agricola Balestrieri Polverino (Peppino) località Monte Santangelo ;
Partenza ore 9 in punto da Pozzuoli Metropolitana
Poi il 13 Marzo a MARANO DI NAPOLI presso gli autoproduttori Melania e Piero Napolano – Associazione culturale TerraeNotae ;
Ascolta con webReader
“Stringete la mano che vi nutre”
Continuano le visite programmate ai produttori di Corto Circuito flegreo.
Dal mese di Gennaio 2011 continuano le visite programmate. Le visite avranno carattere conviviale, informale e saranno improntate alla modalità dello scambio, della conoscenza e del consolidamento delle relazioni. Si potrà ,quindi, collaborare, scoprire, degustare, informarsi, giocare, divertirsi.
Invitiamo gli amici di CortoCircuito ad unirsi alle visite.
prossima Visita il 13 Febbraio a BAGNOLI presso L’azienda agricola Balestrieri Polverino (Peppino) località Monte Santangelo ;
Partenza ore 9 in punto da Pozzuoli Metropolitana
Poi il 13 Marzo a MARANO DI NAPOLI presso gli autoproduttori Melania e Piero Napolano – Associazione culturale TerraeNotae ;
4 feb 2011
ACQUA BENE COMUNE . INIZIA LA CAMPAGNA REFERENDARIA
SABATO 5 febbraio MAGNAFORUM all’ARTGARAGE di Pozzuoli - viale Bognar. Ore 21
Vedremo il film" Il pianeta verde" di Coline Serreau.
Ascolteremo un po’ di musica del maestro Vincenzo Aulitto.
Qualche assaggio a fantasia di Antonella e il vino di Don Nicola.
L’ingresso è a sottoscrizione per raccogliere fondi per la campagna che accompagna il referendum per abolire la privatizzazione dell’acqua e il PROFITTO dalle tariffe.
...Accadueò: un legame irriproducibile tra 2 atomi d’idrogeno e uno di ossigeno. Siamo fatti per lo piu’ d’acqua, aria e terra ne sono pieni. La vita stessa nasce nell’acqua. Se l’acqua, bene comune, diventa merce, possiamo essere comprati a peso.
La lotta contro la privatizzazione dell’acqua e per riaffermare la gratuità dei beni comuni, è la madre di tutte le battaglie e si sta svolgendo in tutto il mondo. Le guerre oggi si combattono per l’acqua. “Come si può comprare o vendere il cielo o il colore della terra! E’ un’idea strana:la freschezza dell’aria o il brio dell’acqua non ci appartengono, perciò come potete comprarli!” Cosi’ rispondeva il capo degli indiani americani di Seattle al governo degli USA che voleva comprare una vasta area del loro territorio.
La terra se la sono presa, le quote d’aria si commerciano meglio del grano, l’acqua la stanno privatizzando in tutto il mondo….è ora e ce movere!
Per informazioni sui quesiti referendari:
http://www.acquabenecomune.org/
Vedremo il film" Il pianeta verde" di Coline Serreau.
Ascolteremo un po’ di musica del maestro Vincenzo Aulitto.
Qualche assaggio a fantasia di Antonella e il vino di Don Nicola.
L’ingresso è a sottoscrizione per raccogliere fondi per la campagna che accompagna il referendum per abolire la privatizzazione dell’acqua e il PROFITTO dalle tariffe.
...Accadueò: un legame irriproducibile tra 2 atomi d’idrogeno e uno di ossigeno. Siamo fatti per lo piu’ d’acqua, aria e terra ne sono pieni. La vita stessa nasce nell’acqua. Se l’acqua, bene comune, diventa merce, possiamo essere comprati a peso.
La lotta contro la privatizzazione dell’acqua e per riaffermare la gratuità dei beni comuni, è la madre di tutte le battaglie e si sta svolgendo in tutto il mondo. Le guerre oggi si combattono per l’acqua. “Come si può comprare o vendere il cielo o il colore della terra! E’ un’idea strana:la freschezza dell’aria o il brio dell’acqua non ci appartengono, perciò come potete comprarli!” Cosi’ rispondeva il capo degli indiani americani di Seattle al governo degli USA che voleva comprare una vasta area del loro territorio.
La terra se la sono presa, le quote d’aria si commerciano meglio del grano, l’acqua la stanno privatizzando in tutto il mondo….è ora e ce movere!
Per informazioni sui quesiti referendari:
http://www.acquabenecomune.org/
2 feb 2011
LA LIBERTA' DI CONSUMARE E IL SUO LIMITE
LA LIBERTÀ DI CONSUMARE E IL SUO LIMITE
Editoriale di Altreconomia febbraio 2011
Secondo Confcommercio, nel biennio 2008-2009 i consumi delle famiglie italiane hanno registrato una contrazione media annua del 2,1%, compiendo un “pauroso salto indietro” fino ai livelli del 1999. Dovremmo rallegrarcene?
Quanto eravamo diversi nel 1999! E quante cose sono accadute! Eppure sin da allora abbiamo sempre affermato: non sono i consumi che misurano il benessere degli individui.
Il loro aumento non si traduce linearmente in un aumento della felicità. Anzi, già allora -Francesco Gesualdi l’ha detto meglio di tutti- sapevamo bene che l’iperproduzione e il conseguente iperconsumo arricchiscono pochi soggetti, lasciando dietro di sé devastazione ambientale, sociale, personale.
In questi anni si è parlato molto di nuovi indicatori di benessere alternativi al Prodotto interno lordo. Sono necessari e non lo mettiamo in dubbio.
Noi infatti abbiamo sempre preferito contrapporre al sistema quella che abbiamo definito “l’economia della sazietà”: meno consumi, più benessere, giustizia, sostenibilità.
Fin qui è tutto chiaro, ma sarebbe ipocrita pensare che, con questo sistema economico e a queste condizioni, la riduzione dei consumi sia un fatto da salutare con entusiasmo. Che ci piaccia o no, oggi meno consumi vuol dire meno soldi e quindi meno lavoro. Ovvero meno certezze, più precarietà.
Questo è il grande ricatto del sistema. Questo è il motivo per cui la costruzione di un’altreconomia è necessaria e urgente.
E sta crescendo, nelle centinaia di gruppi d’acquisto solidali, nel commercio equo, nella filiera corta, nella finanza etica.
A questa riflessione vorremmo però aggiungerne un’altra.
Ovvero: nel dibattito sul benessere non si può escludere il tema della libertà. E dei suoi limiti.
Esistono senz’altro molte attività di consumo che ci portano benessere, e ci sentiremmo privati di una libertà se qualcuno ci vietasse, ad esempio, di prendere un volo low cost. Eppure la mia libertà finisce dove inizia quella degli altri, e non possiamo approfittarne solo perché l’attuale sistema politico economico ci mette nelle condizioni di farlo (e a volte ci obbliga pure), grazie alla finanza predatoria o al neoimperialismo commerciale.
Non ho il diritto di consumare, sprecare e inquinare quanto voglio, solo perché posso permettermelo. Che ci piaccia o no, farlo significa ledere i diritti di qualcun altro: oggi -nel Sud del mondo e in quel Sud che ci sta accanto e che chiamiamo “migranti” e “giovani precari”- e in futuro, quando consegneremo ai nostri figli un pianeta depredato. Questa è una libertà illusoria, imposta da un sistema che in realtà ci rende schiavi.
La libertà prevede un limite, un vincolo -come quando si cammina mano nella mano con la persona amata-, che tuttavia non diminuisce il mio benessere, semmai lo aumenta.
Questa è la vera responsabilità cui siamo chiamati tutti noi e sono chiamate istituzioni e soprattutto imprese. Ecco la vera “responsabilità sociale d’impresa”. Il resto sono solo chiacchiere.
Editoriale di Altreconomia febbraio 2011
Secondo Confcommercio, nel biennio 2008-2009 i consumi delle famiglie italiane hanno registrato una contrazione media annua del 2,1%, compiendo un “pauroso salto indietro” fino ai livelli del 1999. Dovremmo rallegrarcene?
Quanto eravamo diversi nel 1999! E quante cose sono accadute! Eppure sin da allora abbiamo sempre affermato: non sono i consumi che misurano il benessere degli individui.
Il loro aumento non si traduce linearmente in un aumento della felicità. Anzi, già allora -Francesco Gesualdi l’ha detto meglio di tutti- sapevamo bene che l’iperproduzione e il conseguente iperconsumo arricchiscono pochi soggetti, lasciando dietro di sé devastazione ambientale, sociale, personale.
In questi anni si è parlato molto di nuovi indicatori di benessere alternativi al Prodotto interno lordo. Sono necessari e non lo mettiamo in dubbio.
Noi infatti abbiamo sempre preferito contrapporre al sistema quella che abbiamo definito “l’economia della sazietà”: meno consumi, più benessere, giustizia, sostenibilità.
Fin qui è tutto chiaro, ma sarebbe ipocrita pensare che, con questo sistema economico e a queste condizioni, la riduzione dei consumi sia un fatto da salutare con entusiasmo. Che ci piaccia o no, oggi meno consumi vuol dire meno soldi e quindi meno lavoro. Ovvero meno certezze, più precarietà.
Questo è il grande ricatto del sistema. Questo è il motivo per cui la costruzione di un’altreconomia è necessaria e urgente.
E sta crescendo, nelle centinaia di gruppi d’acquisto solidali, nel commercio equo, nella filiera corta, nella finanza etica.
A questa riflessione vorremmo però aggiungerne un’altra.
Ovvero: nel dibattito sul benessere non si può escludere il tema della libertà. E dei suoi limiti.
Esistono senz’altro molte attività di consumo che ci portano benessere, e ci sentiremmo privati di una libertà se qualcuno ci vietasse, ad esempio, di prendere un volo low cost. Eppure la mia libertà finisce dove inizia quella degli altri, e non possiamo approfittarne solo perché l’attuale sistema politico economico ci mette nelle condizioni di farlo (e a volte ci obbliga pure), grazie alla finanza predatoria o al neoimperialismo commerciale.
Non ho il diritto di consumare, sprecare e inquinare quanto voglio, solo perché posso permettermelo. Che ci piaccia o no, farlo significa ledere i diritti di qualcun altro: oggi -nel Sud del mondo e in quel Sud che ci sta accanto e che chiamiamo “migranti” e “giovani precari”- e in futuro, quando consegneremo ai nostri figli un pianeta depredato. Questa è una libertà illusoria, imposta da un sistema che in realtà ci rende schiavi.
La libertà prevede un limite, un vincolo -come quando si cammina mano nella mano con la persona amata-, che tuttavia non diminuisce il mio benessere, semmai lo aumenta.
Questa è la vera responsabilità cui siamo chiamati tutti noi e sono chiamate istituzioni e soprattutto imprese. Ecco la vera “responsabilità sociale d’impresa”. Il resto sono solo chiacchiere.
31 gen 2011
ADDIO ALLA PLASTICA?
Finalmente. È il gennaio 2011 e l’Italia sembra pronta a redimersi dallo shopper di plastica. È una piccola rivoluzione il divieto della produzione e commercializzazione dei cosiddetti “sacchetti da asporto finale” (negozio-casa): il simbolo di tutti gli usa e getta, universalmente presente, dalle Alpi alle Piramidi, dall’Himalaya all’Oceano Pacifico, dove ha contribuito a formare una “isola di spazzatura” -il Pacific Trash Vortex- che si estenderebbe per quasi 10 milioni di chilometri quadrati.
Derivati dal petrolio e dunque “fossili”, da quarant’anni circa gli shopper circolano nel mondo in numeri sempre più stellari: ultimamente, circa 20 miliardi di esemplari all’anno solo in Italia (fra i consumatori europei più voraci), 100 miliardi in Europa, e (secondo stime a partire da dati dell’Agenzia di protezione ambientale Usa, Epa) da 500 a 1.000 miliardi nel mondo.
L’addio italiano nasce da un dispositivo della legge finanziaria del 2007, che a sua volta ottemperava a una direttiva comunitaria del dicembre 1994 (la 94/62/Ce). Il divieto di produzione e commercializzazione di shopper non biodegradabili dal primo gennaio 2011 è accompagnato dalla concessione di qualche mese a supermercati e negozi per smaltire le scorte.
L’abolizione dei sacchetti di plastica era stata richiesta anche dal direttore del Programma per l’ambiente delle Nazioni Unite (Unep), e non a caso: per l’uso di qualche minuto, i sacchetti rimangono nell’ambiente da un minimo di 15 a un massimo di mille anni. Con notevoli effetti collaterali quando si disperdono: dall’uccisione di centinaia di migliaia di uccelli e altri animali marini a disastrosi allagamenti -in Bangladesh- dovuti all’intasamento degli scarichi.
Quanto al clima, l’Agenzia per l’ambiente del governo australiano ha calcolato le emissioni climalteranti provocate dalla produzione e distribuzione dei sacchetti di polietilene ad alta densità: più di 2 chili di CO2 per ogni chilo di sacchetti di plastica, per produrre il quale serve quasi un chilo di petrolio (900 grammi). Solo in Italia, la produzione di 300mila tonnellate di shopper ricavate dal petrolio comporta, secondo Legambiente, l’emissione di 200mila tonnellate di CO2.
Detto questo, il problema vero oggi è che queste “impresentabili appendici” di ogni acquisto rischiano di non sparire davvero dalla penisola. E che le alternative proposte non si dimostrano, a un’analisi puntuale, davvero “ecologiche”.
La confindustriale Unionplast (Federazione nazionale fra le industrie della gomma, cavi elettrici e affini e delle industrie trasformatrici di materie plastiche ed affini), ad esempio, chiede al Paese di tornare sui suoi passi, e lancia l’allarme occupazione per il comparto (fatturato medio di 800 milioni l’euro e 4mila dipendenti, ma non specifica quanti sono dedicati alla produzione di shopper). Il 5 novembre scorso Unionplast ha addirittura presentato un ricorso al Tar contro la delibera del Comune di Torino che, in anticipo, aveva messo al bando gli shopper non biodegradabili in tutta la città (bando che non è affatto rispettato...). E non si fermerà. Sostiene Unionplast che la direttiva europea 94/62 “packaging waste, che disciplina la gestione degli imballaggi e rifiuti da imballaggio, non vieta affatto i sacchetti non biodegradabili. Basta che in compenso essi abbiano uno di questi alti tre requisiti: riutizzabilità, recuperabilità, riciclabilità”. E, spiega trionfante Unionplast, a differenza del sacchetto di “bioplastica” da materie vegetali, che è solo biodegradabile, gli shopper di polietilene non biodegradabili presentano tutte le altre caratteristiche: si possono usare più volte, possono essere “recuperati” negli inceneritori, possono essere riciclabili. Questa difesa è tirata per i capelli, eppure Unionplast si dice sicura di vincere il ricorso contro Torino, e a livello nazionale suggerisce al governo di proporre piuttosto una campagna per stimolare i cittadini a riutilizzare più volte lo stesso shopper.
In ogni caso, il bando italiano riguarda solo i sacchetti “a canottiera”, cioè con i manici, e tra questi solo quelli destinati all’alimentare. Dovrebbero rimanere in circolazione non solo i sacchetti senza manici per ortofrutta (vedi box a p. 22) ma anche gli inutili e diffusi sacchetti da farmacia, cartoleria, tabaccheria. Nelle catene non alimentari, cioè, non cambierà nulla, se non a livello volontario. La finanziaria del 2007, a cui si riferisce l’attuale “bando”, prevede la sostituzione dei sacchetti di plastica con i cosiddetti eco-shopper in carta o “bioplastica” ricavata da mais e da altre materie vegetali, insomma polimeri biodegradabili e compostabili, certificato secondo lo standard europeo En 13432. Non è la soluzione ottimale: sono altri usa e getta, ma coltivati. Con scarsi vantaggi nel bilancio culturale e ambientale.
I sacchetti biodegradabili di amido di mais (Mater-Bi), di patate o girasole nascono da risorse di origine agricola. Secondo le dichiarazioni di Novamont, una delle aziende produttrici di bioplastiche, “basterebbero” 70mila ettari di terreno a mais e 600mila ettari a colture oleaginose per coprire l’intero fabbisogno italiano di plastiche flessibili per il packaging, pari a circa 1,5-2 milioni di tonnellate. Per parlare solo degli shopper da asporto finale, secondo calcoli di Legambiente per produrne 10 miliardi occorrerebbe 30mila ettari coltivati a mais. Occupare queste estensioni per farne shopper monouso (al più riusabili una volta per i rifiuti organici) significherà un grande impiego di acqua, pesticidi, fertilizzanti di sintesi, che inquinano le falde e comportano l’emissione di gas serra.
Inoltre, l’Italia già importa il 35% del mais consumato (anche se è la coltivazione agricola più diffusa in Italia). E sta aumentando la richiesta di mais per farne agrocarburanti.
Non è ancora stato calcolato, invece, quanta pasta di legno sarebbe necessaria per ricavare industrialmente miliardi di sacchetti di carta? Quanto alla bioplastica, uno studio condotto all’University of Pittsburgh, combinando analisi del ciclo di vita del prodotto e valutazioni legate ad aspetti di progettazione sostenibile, mette in dubbio la superiorità ambientale dei biopolimeri sulle plastiche tradizionali nelle fasi di produzione. Spiega Silvia Ricci, coordinatrice della campagna “Porta la sporta” (vedi box a fianco) promossa dall’associazione dei Comuni virtuosi: “Lavoriamo per la riduzione del monouso di qualunque materiale, che va disincentivato in modo da farlo diventare soluzione di emergenza e non ordinaria. L’esperienza che ha portato i risultati migliori è quella dell’Irlanda, dove una tassa sullo shopper di 22 centesimi di euro, introdotta nel 2007, ha determinato una riduzione del 90% nel consumo”.
Una risposta da cittadini, per aiutare e coinvolgere il “sistema Paese”, è far valere anche nel trasporto degli acquisti la regola delle 4R: rifiuta (l’usa e getta), riduci, riusa, ricicla. Possiamo contare su borse di tela per tutte le occasioni, da tenere a portata di mano ovunque. Per medie o grandi spese le possibilità sono diverse: borse agganciabili al carrello, trolley per la spesa, per sole bottiglie. Quanto alla piccole buste “da merceria”, si tratta semplicemente di rifiutarle. Evitando di alimentare l’usa e getta ogni famiglia italiana risparmierebbe, fra l’altro, l’emissione di 8 chili di gas serra all’anno, e le famiglie italiane sono 22 milioni...
Cotone elastico per la frutta
Nessun divieto all’orizzonte per i sacchetti senza manici, quelli che nei supermercati e nei mercati vengono messi a disposizione di chi acquista l’ortofrutta. Sono sacchetti da asporto intermedi: al mercato è facile farne a meno, chiedendo di pesare i diversi acquisti per poi metterli in una stessa borsa. Ma è difficile evitare l’usa e getta al reparto ortofrutta dei supermercati senza un “coinvolgimento” delle direzioni dei gruppi. Che potrebbero far propria la soluzione, italiana, studiata da Frà Production. L’azienda della provincia di Asti, specializzata nelle reti elastiche e non elastiche per il settore alimentare e medicale, centodieci dipendenti fissi, ha progettato e realizzato una resistente borsa per la spesa in cotone e a rete, denominata Ecottonbag. “È il futuro degli imballaggi, prenderà il posto dei sacchetti trasparenti da pesare -spiega l’amministratore delegato Mauro Mazza-: basta annodare i due capi e applicare l’etichetta”. La grande distribuzione potrebbe, in effetti, dotarsi di bilance con la tara predisposta all’utilizzo del retino, ben evidenziata da una cartellonistica efficace, dedicata ai clienti che vogliono servirsi dei retini riutilizzabili. Acquistati la prima volta a prezzo modico e riportati le volte successive.
La Cooperativa Alta Valsugana, con il coordinamento della Rete trentina di educazione ambientale per lo sviluppo sostenibile, è stata la prima a promuovere la retina lo scorso novembre, con ottimi risultati di gradimento. Info: www.ecottonbag.it, 0141-97.99.11
4 idee sulla sporta
“Porta la sporta” (www.portalasporta.it) offre consulenza gratuita a cittadini, amministratori, aziende, commercianti e loro associazioni, ambientalisti e movimenti spontanei. Per il 2011 ha lanciato nuove iniziative: 1) “Sfida all’ultima sporta”, rivolta a Comuni, Province e Regioni è una gara di riduzione degli shopper monouso a cui partecipano la popolazione, le scuole, gli esercizi: il montepremi in palio è destinato alla scuola del comune vincente; 2) “Mettile in rete!” si rivolge a cittadini, enti locali, commercianti e grande distribuzione come proposta concreta di riduzione degli imballaggi intermedi -di plastica o di carta- quando si acquista l’ortofrutta. È in corso anche la raccolta di firme “Mettila in rete in tutti i supermercati”.
3) “Il monouso di qualunque materiale? Solo a richiesta e solo a pagamento” punta a fare leva sul portafogli per disincentivare lo shopper monouso (anche di carta o mater-Bi). Missione e sfida: far accettare ai negozi e all’opinione pubblica l’adozione della sporta riutilizzabile, la migliore scelta in assoluto per l’ambiente.
4) “Costruirsi una sporta con stoffe riciclate!”: laboratori e -sul sito-cartamodelli per confezionare borse riciclando tessuti.
Derivati dal petrolio e dunque “fossili”, da quarant’anni circa gli shopper circolano nel mondo in numeri sempre più stellari: ultimamente, circa 20 miliardi di esemplari all’anno solo in Italia (fra i consumatori europei più voraci), 100 miliardi in Europa, e (secondo stime a partire da dati dell’Agenzia di protezione ambientale Usa, Epa) da 500 a 1.000 miliardi nel mondo.
L’addio italiano nasce da un dispositivo della legge finanziaria del 2007, che a sua volta ottemperava a una direttiva comunitaria del dicembre 1994 (la 94/62/Ce). Il divieto di produzione e commercializzazione di shopper non biodegradabili dal primo gennaio 2011 è accompagnato dalla concessione di qualche mese a supermercati e negozi per smaltire le scorte.
L’abolizione dei sacchetti di plastica era stata richiesta anche dal direttore del Programma per l’ambiente delle Nazioni Unite (Unep), e non a caso: per l’uso di qualche minuto, i sacchetti rimangono nell’ambiente da un minimo di 15 a un massimo di mille anni. Con notevoli effetti collaterali quando si disperdono: dall’uccisione di centinaia di migliaia di uccelli e altri animali marini a disastrosi allagamenti -in Bangladesh- dovuti all’intasamento degli scarichi.
Quanto al clima, l’Agenzia per l’ambiente del governo australiano ha calcolato le emissioni climalteranti provocate dalla produzione e distribuzione dei sacchetti di polietilene ad alta densità: più di 2 chili di CO2 per ogni chilo di sacchetti di plastica, per produrre il quale serve quasi un chilo di petrolio (900 grammi). Solo in Italia, la produzione di 300mila tonnellate di shopper ricavate dal petrolio comporta, secondo Legambiente, l’emissione di 200mila tonnellate di CO2.
Detto questo, il problema vero oggi è che queste “impresentabili appendici” di ogni acquisto rischiano di non sparire davvero dalla penisola. E che le alternative proposte non si dimostrano, a un’analisi puntuale, davvero “ecologiche”.
La confindustriale Unionplast (Federazione nazionale fra le industrie della gomma, cavi elettrici e affini e delle industrie trasformatrici di materie plastiche ed affini), ad esempio, chiede al Paese di tornare sui suoi passi, e lancia l’allarme occupazione per il comparto (fatturato medio di 800 milioni l’euro e 4mila dipendenti, ma non specifica quanti sono dedicati alla produzione di shopper). Il 5 novembre scorso Unionplast ha addirittura presentato un ricorso al Tar contro la delibera del Comune di Torino che, in anticipo, aveva messo al bando gli shopper non biodegradabili in tutta la città (bando che non è affatto rispettato...). E non si fermerà. Sostiene Unionplast che la direttiva europea 94/62 “packaging waste, che disciplina la gestione degli imballaggi e rifiuti da imballaggio, non vieta affatto i sacchetti non biodegradabili. Basta che in compenso essi abbiano uno di questi alti tre requisiti: riutizzabilità, recuperabilità, riciclabilità”. E, spiega trionfante Unionplast, a differenza del sacchetto di “bioplastica” da materie vegetali, che è solo biodegradabile, gli shopper di polietilene non biodegradabili presentano tutte le altre caratteristiche: si possono usare più volte, possono essere “recuperati” negli inceneritori, possono essere riciclabili. Questa difesa è tirata per i capelli, eppure Unionplast si dice sicura di vincere il ricorso contro Torino, e a livello nazionale suggerisce al governo di proporre piuttosto una campagna per stimolare i cittadini a riutilizzare più volte lo stesso shopper.
In ogni caso, il bando italiano riguarda solo i sacchetti “a canottiera”, cioè con i manici, e tra questi solo quelli destinati all’alimentare. Dovrebbero rimanere in circolazione non solo i sacchetti senza manici per ortofrutta (vedi box a p. 22) ma anche gli inutili e diffusi sacchetti da farmacia, cartoleria, tabaccheria. Nelle catene non alimentari, cioè, non cambierà nulla, se non a livello volontario. La finanziaria del 2007, a cui si riferisce l’attuale “bando”, prevede la sostituzione dei sacchetti di plastica con i cosiddetti eco-shopper in carta o “bioplastica” ricavata da mais e da altre materie vegetali, insomma polimeri biodegradabili e compostabili, certificato secondo lo standard europeo En 13432. Non è la soluzione ottimale: sono altri usa e getta, ma coltivati. Con scarsi vantaggi nel bilancio culturale e ambientale.
I sacchetti biodegradabili di amido di mais (Mater-Bi), di patate o girasole nascono da risorse di origine agricola. Secondo le dichiarazioni di Novamont, una delle aziende produttrici di bioplastiche, “basterebbero” 70mila ettari di terreno a mais e 600mila ettari a colture oleaginose per coprire l’intero fabbisogno italiano di plastiche flessibili per il packaging, pari a circa 1,5-2 milioni di tonnellate. Per parlare solo degli shopper da asporto finale, secondo calcoli di Legambiente per produrne 10 miliardi occorrerebbe 30mila ettari coltivati a mais. Occupare queste estensioni per farne shopper monouso (al più riusabili una volta per i rifiuti organici) significherà un grande impiego di acqua, pesticidi, fertilizzanti di sintesi, che inquinano le falde e comportano l’emissione di gas serra.
Inoltre, l’Italia già importa il 35% del mais consumato (anche se è la coltivazione agricola più diffusa in Italia). E sta aumentando la richiesta di mais per farne agrocarburanti.
Non è ancora stato calcolato, invece, quanta pasta di legno sarebbe necessaria per ricavare industrialmente miliardi di sacchetti di carta? Quanto alla bioplastica, uno studio condotto all’University of Pittsburgh, combinando analisi del ciclo di vita del prodotto e valutazioni legate ad aspetti di progettazione sostenibile, mette in dubbio la superiorità ambientale dei biopolimeri sulle plastiche tradizionali nelle fasi di produzione. Spiega Silvia Ricci, coordinatrice della campagna “Porta la sporta” (vedi box a fianco) promossa dall’associazione dei Comuni virtuosi: “Lavoriamo per la riduzione del monouso di qualunque materiale, che va disincentivato in modo da farlo diventare soluzione di emergenza e non ordinaria. L’esperienza che ha portato i risultati migliori è quella dell’Irlanda, dove una tassa sullo shopper di 22 centesimi di euro, introdotta nel 2007, ha determinato una riduzione del 90% nel consumo”.
Una risposta da cittadini, per aiutare e coinvolgere il “sistema Paese”, è far valere anche nel trasporto degli acquisti la regola delle 4R: rifiuta (l’usa e getta), riduci, riusa, ricicla. Possiamo contare su borse di tela per tutte le occasioni, da tenere a portata di mano ovunque. Per medie o grandi spese le possibilità sono diverse: borse agganciabili al carrello, trolley per la spesa, per sole bottiglie. Quanto alla piccole buste “da merceria”, si tratta semplicemente di rifiutarle. Evitando di alimentare l’usa e getta ogni famiglia italiana risparmierebbe, fra l’altro, l’emissione di 8 chili di gas serra all’anno, e le famiglie italiane sono 22 milioni...
Cotone elastico per la frutta
Nessun divieto all’orizzonte per i sacchetti senza manici, quelli che nei supermercati e nei mercati vengono messi a disposizione di chi acquista l’ortofrutta. Sono sacchetti da asporto intermedi: al mercato è facile farne a meno, chiedendo di pesare i diversi acquisti per poi metterli in una stessa borsa. Ma è difficile evitare l’usa e getta al reparto ortofrutta dei supermercati senza un “coinvolgimento” delle direzioni dei gruppi. Che potrebbero far propria la soluzione, italiana, studiata da Frà Production. L’azienda della provincia di Asti, specializzata nelle reti elastiche e non elastiche per il settore alimentare e medicale, centodieci dipendenti fissi, ha progettato e realizzato una resistente borsa per la spesa in cotone e a rete, denominata Ecottonbag. “È il futuro degli imballaggi, prenderà il posto dei sacchetti trasparenti da pesare -spiega l’amministratore delegato Mauro Mazza-: basta annodare i due capi e applicare l’etichetta”. La grande distribuzione potrebbe, in effetti, dotarsi di bilance con la tara predisposta all’utilizzo del retino, ben evidenziata da una cartellonistica efficace, dedicata ai clienti che vogliono servirsi dei retini riutilizzabili. Acquistati la prima volta a prezzo modico e riportati le volte successive.
La Cooperativa Alta Valsugana, con il coordinamento della Rete trentina di educazione ambientale per lo sviluppo sostenibile, è stata la prima a promuovere la retina lo scorso novembre, con ottimi risultati di gradimento. Info: www.ecottonbag.it, 0141-97.99.11
4 idee sulla sporta
“Porta la sporta” (www.portalasporta.it) offre consulenza gratuita a cittadini, amministratori, aziende, commercianti e loro associazioni, ambientalisti e movimenti spontanei. Per il 2011 ha lanciato nuove iniziative: 1) “Sfida all’ultima sporta”, rivolta a Comuni, Province e Regioni è una gara di riduzione degli shopper monouso a cui partecipano la popolazione, le scuole, gli esercizi: il montepremi in palio è destinato alla scuola del comune vincente; 2) “Mettile in rete!” si rivolge a cittadini, enti locali, commercianti e grande distribuzione come proposta concreta di riduzione degli imballaggi intermedi -di plastica o di carta- quando si acquista l’ortofrutta. È in corso anche la raccolta di firme “Mettila in rete in tutti i supermercati”.
3) “Il monouso di qualunque materiale? Solo a richiesta e solo a pagamento” punta a fare leva sul portafogli per disincentivare lo shopper monouso (anche di carta o mater-Bi). Missione e sfida: far accettare ai negozi e all’opinione pubblica l’adozione della sporta riutilizzabile, la migliore scelta in assoluto per l’ambiente.
4) “Costruirsi una sporta con stoffe riciclate!”: laboratori e -sul sito-cartamodelli per confezionare borse riciclando tessuti.
24 gen 2011
per i gassisti di CortoCircuito flegreo
per chi volesse, è possibile prenotare e acquistare farina integrale di grano autoctono " carussedda del Cilento" di un nostro produttore Angelo avagliano www.tempadelfico.com a 2 euro al Kg.
prenotatela attraverso il gas flegreo gasflegreo@yahoogroups.com o scivendo a cortocircuito flegreo.
ciao a tutti
prenotatela attraverso il gas flegreo gasflegreo@yahoogroups.com o scivendo a cortocircuito flegreo.
ciao a tutti
ancora da jerry
la visita da jerry è saltata per maltempo, la recuperiamo domenica se il tempo tiene.
Appuntamento sempre alle 10.00 alla metropolitana di Pozzuoli. ( io non potrò esserci ma conto su di voi)
Appuntamento sempre alle 10.00 alla metropolitana di Pozzuoli. ( io non potrò esserci ma conto su di voi)
19 gen 2011
ci vediamo domenica da Jerry
Anche nel 2011 Continuano le visite programmate
“Stringete la mano che vi nutre”
Continuano le visite programmate ai produttori di Corto Circuito flegreo.
Dal mese di Gennaio 2011 continuano le visite programmate. Le visite avranno carattere conviviale, informale e saranno improntate alla modalità dello scambio, della conoscenza e del consolidamento delle relazioni. Si potrà ,quindi, collaborare, scoprire, degustare, informarsi, giocare, divertirsi.
Invitiamo gli amici di CortoCircuito ad unirsi alle visite.
La 1à Visita dell’anno il 23 Gennaio a POZZUOLI presso l’autoproduttore Gerardo Di Francia detto Jerry Solfatara in località CIGLIANO
Partenza ore 10.00 in punto - Pozzuoli Metropolitana
La 2à Visita il 13 Febbraio a BAGNOLI presso L’azienda agricola Balestrieri Polverino (Peppino) località Monte Santangelo ;
Partenza ore 10.00 in punto da Pozzuoli Metropolitana
La 3à Visita il 13 Marzo a MARANO DI NAPOLI presso gli autoproduttori Melania e Piero Napolano – Associazione culturale TerraeNotae ;
Promuovono le visite :
Gruppo di Acquisto Solidale Flegreo “Terra di fuoco”, Giardino dell’Orco,
Altromodo Flegreo Laboratorio per la Cittadinanza attiva
info: cortocircuitoflegreo@gmail.com;
0818040302 /0818543238/ 3382232871
“Stringete la mano che vi nutre”
Continuano le visite programmate ai produttori di Corto Circuito flegreo.
Dal mese di Gennaio 2011 continuano le visite programmate. Le visite avranno carattere conviviale, informale e saranno improntate alla modalità dello scambio, della conoscenza e del consolidamento delle relazioni. Si potrà ,quindi, collaborare, scoprire, degustare, informarsi, giocare, divertirsi.
Invitiamo gli amici di CortoCircuito ad unirsi alle visite.
La 1à Visita dell’anno il 23 Gennaio a POZZUOLI presso l’autoproduttore Gerardo Di Francia detto Jerry Solfatara in località CIGLIANO
Partenza ore 10.00 in punto - Pozzuoli Metropolitana
La 2à Visita il 13 Febbraio a BAGNOLI presso L’azienda agricola Balestrieri Polverino (Peppino) località Monte Santangelo ;
Partenza ore 10.00 in punto da Pozzuoli Metropolitana
La 3à Visita il 13 Marzo a MARANO DI NAPOLI presso gli autoproduttori Melania e Piero Napolano – Associazione culturale TerraeNotae ;
Promuovono le visite :
Gruppo di Acquisto Solidale Flegreo “Terra di fuoco”, Giardino dell’Orco,
Altromodo Flegreo Laboratorio per la Cittadinanza attiva
info: cortocircuitoflegreo@gmail.com;
0818040302 /0818543238/ 3382232871
17 gen 2011
MANGIA COME PARLI
Mangia come Parli: Sezione Speciale di Fa' la cosa giusta! 2011
Terre di mezzo Eventi e Insieme nelle Terre di mezzo Onlus organizzano l'ottava edizione nazionale di Fa' la cosa giusta!, che si terrà a Milano dal 25 al 27 marzo 2011, presso i padiglioni 2 e 4 di fieramilanocity, nello storico quartiere fieristico della città.
Fa' la cosa giusta! fin dalla prima edizione del 2004 ha scelto di porre al centro delle sue riflessioni l'agricoltura e l'alimentazione, due temi che saranno centrali durante l'Expo 2015, il cui claim è "Nutrire il pianeta, energia per la vita". Due temi strategici, strettamente collegati, ma di non facile analisi per la complessa interazione tra globalizzazione, commercio e finanza internazionale, cambiamenti climatici, esaurimento delle risorse e crescita della popolazione mondiale.
Siamo infatti convinti, come sosteneva Wandell Barry, che "il mangiare è un atto agricolo" e che "il modo in cui mangiamo determina [...] la maniera in cui viene usato il mondo". Nulla come il "nutrirsi" sintetizza le relazioni positive e negative tra dinamiche globali e azioni locali, nella produzione come nel consumo. Per questo abbiamo scelto "Mangia come parli", come sezione speciale dell'edizione 2011, "cuore" attorno a cui si articolerà tutta la prossima Fa' la cosa giusta!
Mangia come parli, con più di 130 espositori e decine di incontri, degustazioni e laboratori, è già oggi uno dei più importanti eventi in Italia dedicati al tema dell'alimentazione sostenibile: una grande "tavola imbandita" dove si siederanno produttori di agricoltura biologica, biodinamica, a "km zero" e del commercio equo e solidale; Gruppi d'Acquisto Solidale; presidi Slowfood; fattorie sociali e didattiche; consorzi di prodotti tipici; media e blogger di settore; ONG, community di cuochi e gourmet, istituzioni nazionali e locali con politiche di educazione alimentare e promozione dell'agricoltura e di una alimentazione sana.
Si tratta di un coeso network relazionale impegnato quotidianamente nel garantire, in Italia e nel mondo, il diritto di ciascuno a un'alimentazione genuina e sufficiente ("sicurezza alimentare"), prodotta in base alla cultura locale e alle libere scelte della popolazione ("sovranità alimentare") e nel rispetto dell'ambiente e della dignità del lavoro.
A "Mangia come parli", l'attenzione sarà posta sulla qualità dei prodotti che arrivano sulle nostre tavole, sulla valorizzazione dei prodotti tipici dei mille territori italiani, sulla riduzione degli sprechi derivanti dal packaging, sulle distorsioni dell'attuale filiera distributiva, sulle mense scolastiche a filiera corta, ecc. In sintesi, sulla importanza dell'agricoltura sostenibile per lo sviluppo economico del nostro paese. Inoltre i produttori potranno presentare i propri prodotti, servizi e progetti a 70.000 visitatori, disponibili, anche in tempi di crisi, a spendere fino al 15% in più per alimenti che garantiscano gusto e genuinità insieme al rispetto dell'ambiente e delle tradizioni.
A testimoniarlo sono tutte le più recenti ricerche di mercato, che evidenziano come esista una crescente consapevolezza nei consumatori nella scelta di prodotti biologici, stagionali, legati al territorio, in quanto: garanzia di genuinità e sicurezza alimentare, più rispettosi dell'ambiente nel loro ciclo di vita, testimonianza delle storie e tradizioni della nostra terra.
Infine, una particolare attenzione sarà dedicato ai momenti BtoB: "Mangia come parli" sarà l'occasione per chi produce eccellenza e sostenibilità di stringere rapporti economici duraturi - perché fondate su fiducia reciproca e valori condivisi - non solo con i gruppi d'acquisto, ma anche con albergatori, ristoratori, imprese e realtà della piccola distribuzione, sempre più attenti alle potenzialità di innovazione e crescita di questo mondo. Basti citare che i prodotti biologici, nel 2009, hanno registrato un aumento, in termini monetari, del 7,4% (fonte: Ismea/Nielsen)
Terre di mezzo Eventi e Insieme nelle Terre di mezzo Onlus organizzano l'ottava edizione nazionale di Fa' la cosa giusta!, che si terrà a Milano dal 25 al 27 marzo 2011, presso i padiglioni 2 e 4 di fieramilanocity, nello storico quartiere fieristico della città.
Fa' la cosa giusta! fin dalla prima edizione del 2004 ha scelto di porre al centro delle sue riflessioni l'agricoltura e l'alimentazione, due temi che saranno centrali durante l'Expo 2015, il cui claim è "Nutrire il pianeta, energia per la vita". Due temi strategici, strettamente collegati, ma di non facile analisi per la complessa interazione tra globalizzazione, commercio e finanza internazionale, cambiamenti climatici, esaurimento delle risorse e crescita della popolazione mondiale.
Siamo infatti convinti, come sosteneva Wandell Barry, che "il mangiare è un atto agricolo" e che "il modo in cui mangiamo determina [...] la maniera in cui viene usato il mondo". Nulla come il "nutrirsi" sintetizza le relazioni positive e negative tra dinamiche globali e azioni locali, nella produzione come nel consumo. Per questo abbiamo scelto "Mangia come parli", come sezione speciale dell'edizione 2011, "cuore" attorno a cui si articolerà tutta la prossima Fa' la cosa giusta!
Mangia come parli, con più di 130 espositori e decine di incontri, degustazioni e laboratori, è già oggi uno dei più importanti eventi in Italia dedicati al tema dell'alimentazione sostenibile: una grande "tavola imbandita" dove si siederanno produttori di agricoltura biologica, biodinamica, a "km zero" e del commercio equo e solidale; Gruppi d'Acquisto Solidale; presidi Slowfood; fattorie sociali e didattiche; consorzi di prodotti tipici; media e blogger di settore; ONG, community di cuochi e gourmet, istituzioni nazionali e locali con politiche di educazione alimentare e promozione dell'agricoltura e di una alimentazione sana.
Si tratta di un coeso network relazionale impegnato quotidianamente nel garantire, in Italia e nel mondo, il diritto di ciascuno a un'alimentazione genuina e sufficiente ("sicurezza alimentare"), prodotta in base alla cultura locale e alle libere scelte della popolazione ("sovranità alimentare") e nel rispetto dell'ambiente e della dignità del lavoro.
A "Mangia come parli", l'attenzione sarà posta sulla qualità dei prodotti che arrivano sulle nostre tavole, sulla valorizzazione dei prodotti tipici dei mille territori italiani, sulla riduzione degli sprechi derivanti dal packaging, sulle distorsioni dell'attuale filiera distributiva, sulle mense scolastiche a filiera corta, ecc. In sintesi, sulla importanza dell'agricoltura sostenibile per lo sviluppo economico del nostro paese. Inoltre i produttori potranno presentare i propri prodotti, servizi e progetti a 70.000 visitatori, disponibili, anche in tempi di crisi, a spendere fino al 15% in più per alimenti che garantiscano gusto e genuinità insieme al rispetto dell'ambiente e delle tradizioni.
A testimoniarlo sono tutte le più recenti ricerche di mercato, che evidenziano come esista una crescente consapevolezza nei consumatori nella scelta di prodotti biologici, stagionali, legati al territorio, in quanto: garanzia di genuinità e sicurezza alimentare, più rispettosi dell'ambiente nel loro ciclo di vita, testimonianza delle storie e tradizioni della nostra terra.
Infine, una particolare attenzione sarà dedicato ai momenti BtoB: "Mangia come parli" sarà l'occasione per chi produce eccellenza e sostenibilità di stringere rapporti economici duraturi - perché fondate su fiducia reciproca e valori condivisi - non solo con i gruppi d'acquisto, ma anche con albergatori, ristoratori, imprese e realtà della piccola distribuzione, sempre più attenti alle potenzialità di innovazione e crescita di questo mondo. Basti citare che i prodotti biologici, nel 2009, hanno registrato un aumento, in termini monetari, del 7,4% (fonte: Ismea/Nielsen)
13 gen 2011
MANGIACOMEPARLI - INTERESSE STRATEGICO NAZIONALE
Accademia Mediterranea per l'Agroecologia e la Vita (AMA la Vita)
Gentili produttori Biologici,
In occasione della vostra assemblea nazionale Produttori Biologici Federbio prevista per i giorni 8-9 febbraio 2011 a Milano,
vi invio questo articolo pubblicato al Convegno Nazionale di Medicina Integrata a Spoleto, ottobre 2010.
Con un allegato drammatico sulla situazione sanitaria e ambientale italiana (+ 3% all'anno di tumori neonatali)
Al fine cdi contribuire all'elaborazione di un Piano Nazionale di Riconversione Biologica di tutta l'Agricoltura Italiana
e a sollecitare l'immediato Divieto d'uso di tutti i Pesticidi Chimici, Inutili e Tossici, nella nostra agricoltura
Contattate allo Studio Agernova per aderire ai ricorsi amministrativi attualemnte in atto in Umbria, Toscana, Marche e Campania, al fine di ottenere i giusti pagamenti agroambientali per il Biologico e la sospensione dei pagamenti agroambientali non conformi erogati alla falsa Agricoltura Integrata.
All'assemblea di Milano porteremo la proposta per un ricorso alle Procure della Repubblica, per violazione dei diritti alla salute e all'Ambiente salubre e dolo reiterato nell'applicazione delle misure agroambientali cominitarie ed alla Corte dei Conti per la Sospensione immediata dei pagamenti agroambientali all'agricoltura Integrata falsa.
con i più cari saluti
Prof. Giuseppe Altieri, Agroecologo
Docente Ordinario di Fitopatologia, Entomologia, Agricoltura Biologica
Studio AGERNOVA - Servizi Avanzati per l'Agroecologia e la Ricerca
ACCADEMIA MEDITERRANEA PER L'AGROECOLOGIA E LA VITA (AMA la Vita)
Loc. Viepri Centro 15, 06056 Massa Martana (PG)
tel 075-8947433, Cell 347-4259872
P. IVA 02322010543
Email: agernova@libero.it
http://www.agernova.it
www.mangiacomeparli.net
---------------------------------
AGRICOLTURA BIOLOGICA: QUESTIONE DI INTERESSE STRATEGICO NAZIONALE
Priorità e criticità nei Programmi Agroambientali europei e regionali per la tutela dei diritti inviolabili alla salute ed all'ambiente
di Giuseppe Altieri, Agroecologo
La Fame e la Sete... dei mercanti
E' finalmente di pubblico dominio il fatto che l'Agricoltura e la Zootecnia industriale rappresentano oggi il fattore principale di emissioni di Gas Serra (CO2, Metano, Ossidi di Azoto dalla produzione di concimi chimici, ecc), con oltre il 30% delle emissioni totali e che gli allevamenti industriali producono più CO2 (e metano) di tutti i trasporti mondiali !! Senza tener conto che, a causa della cosiddetta globalizzazione, la maggior parte dei trasporti mondiali avviene a carico di prodotti agroalimentari che solcano gli oceani in lungo e in largo.Una marea di vere e proprie "fesserie pseudoscientifiche" vengono buttate in pasto ai mass media, seppur partendo da dati reali sulle crisi di produttività dei terreni agricoli e sugli sconvolgimenti climatici, che desertificano le terre, ma la causa principale è da imputarsi alla chimica dei Pesticidi e dei Disseccanti che distruggono l'Humus (incrementando ulteriormente i Gas Serra), e compromettono la salute degli Agricoltori e dei Consumatori.
Si vuol preparare la gente alla fame e alla sete...
...quella dei Mercanti che monopolizzano i mercati agricoli, speculando sui bisogni primari dei consumatori, mentre i prezzi pagati agli agricoltori hanno raggiunto all'ultimo raccolto, il minimo storico, con la paglia (12 €/q.le) che vale più del grano (11,5 €/q.le)... mai successo nella storia umana !!!
Come è possibile tutto ciò?
Oggi alleviamo a livello mondiale circa 8 miliardi di bovini equivalenti che mangiano almeno come 20 miliardi di persone, in fabbriche di animali piene di medicinali ed ormoni. Li nutriamo con Mais, Soia e altri prodotti e sottoprodotti agricoli e industriali (spesso OGM) che consumano più petrolio dell'energia solare fissata attraverso la fotosintesi dalle loro coltivazioni, a causa dell'agricoltura industriale, energivora e chimicizzata, che sta massacrando da 50 anni i terreni più fertili e produttivi in tutto il mondo.
In tal modo accumuliamo, in particolare nelle carni, moltissimi residui chimici, soprattutto Pesticidi...
...mentre 1 miliardo di esseri umani soffrono la fame nera.
Bisogna fermarsi, anche perchè ...è già troppo tardi.
E' proprio il caso di dire ..."c'è troppo cibo per poter mangiare tutti"
L'eccedenza in ogni settore agroalimentare crea crisi dei mercati e crollo dei prezzi alla produzione e tutto vantaggio degli speculatori che controllano i mercati internazionali, mettendo a rischio le sicurezze alimentari di tutti i paesi e le loro economie agricole tradizionali.
In Italia almeno 800.000 ditte di agricoltori hanno chiuso o fallito negli ultimi 10 anni (Fonte Coldiretti), con un indotto di almeno 3 milioni di posti di lavoro persi !!! (mentre ci preoccupiamo della FIAT, per poche decine di migliaia di posti di lavoro persi, che dovrebbero essere immediatamente riportati in Agricoltura, approfittando della crisi industriale).
Basterebbe puntare alla sovranità alimentare autosufficiente dei singoli popoli, attraverso l'Agroecologia e le Produzioni Biologiche Tardizionali locali, organizzate con filiere corte o dirette, dai produttori ai consumatori.
Dove se non in Italia?
Il paese più ricco del mondo in quanto a biodiversità e tradizione agroalimentare sta subendo un attacco mortale al suo patrimonio primario, Agricolo e Sementiero ed alla salute del suo popolo, con un tasso di malattie degenerative e tumorali semplicemente spaventoso.
Tanto per fare un esempio vorrei ricordare che l'80% della popolazione del Sud America riesce a nutrirsi in autosufficienza, coltivando appena il 30% dei terreni agricoli. E siamo parlando di quelli marginali e meno produttivi, di alta collina e montagna, laddove sopravvive solo l'Agricoltura tradizionale.
Lo stesso accade in India, dove vi sono, per fortuna, ancora 800 milioni di contadini tradizionali, che garantiscono la sovranità alimentare del paese, anche se milioni di tonnellate di derrate vengono distrutte nei magazzini, invece di destinarle ai poveri che non hanno soldi per mangiare.
Ed è noto (fonte FAO), che in tutti i sistemi agricoli mondiali, con l'aumentare delle superfici medie delle aziende agricole diminuisce notevolmente la produttività per ettaro di terreno, dal momento che l'industrializzazione non rende possibili le consociazioni colturali e i corretti avvicendamenti. Molti sistemi policolturali di "Agricoltura Sinergica" consentono produzioni doppie e triple di quelle industriali, risultando nel contempo protettive dell'ambiente, della salute e della fertilità dei terreni. E produttive di posti di lavoro dignitosi in una agricoltura nel contempo moderna e tradizionale, in sostanza Agroecologica.
Un paese come Cuba, ridotto alla fame nel 1989 a causa dell'embargo e dell'abbandono da parte dei sovietici, si è rimboccata le maniche e in dieci anni di "Periodo Especial" ha ricostruito un tessuto rurale che ha portato gli agricoltori dal 4 al 20% della popolazione, recuperando l'autosufficienza alimentare e sanitaria (Medicina Naturale), con sistemi di produzione biologici avanzatissimi, recuperando parzialmente anche la trazione animale. Di necessità virtù... (G. Altieri: "La rivoluzione della Naturaleza", Mediterraneo, n° 3).
"Cibus Ecologicus in primis"
Così si diceva nella Antica Roma, per il popolo più sano e forte del mondo dell'epoca. Laddove non era necessario l'appellativo di Ecologico o Biologico, dal momento che i prodotti di sintesi semplicemente non esistevano, come d'altronde appena 50 anni fa... come ci ricorda lo splendido documentario di Enrico Bellani "Respiro di Terra", sull'agricoltura tradizionale umbra del 1973, sottoposta al primo assedio dei Mercanti.
E non si tratta certo di rifiutare la meccanizzazione o di tornare alla zappa, anche se un grande sviluppo dell'orticoltura familiare è oggi auspicabile e di cronaca, anche grazie alla cosiddetta "crisi economica", in realtà finanziaria, per la troppa concentrazione dei capitali in poche avide mani.
Ed allora "Mangiacomeparli"... è proprio il caso di dire. E ne abbiamo fatto anche un marchio a garanzia dei consumatori, 100% Italiano, 100% OGM Free, 100% Biologico, secondo le norme di legge. Ovvero, torniamo alla Tardizione Agroecologica basata sulla Biodiversità della nostra agricoltura.
Liberiamo l'agricoltura dall'Industria chimica dei Pesticidi, inutili e tossici, venduti da una rete fittissima di commercianti senza scrupoli, in assenza di un'assistenza tecnica indipendente (su cui la comunità europea aveva investito notevoli risorse negli anni '80-'90), finita purtroppo nel lavoro burocratico dei cosiddetti sindacati agricoli, che decidono in concertazione le politiche regionali.
Liberiamola dalla trasformazione agro-alimentare industriale truccata per i supermarkets... e, soprattutto, dal Commercio speculativo, che lascia agli agricoltori meno del 20% del prezzo pagato dal consumatore.
In sostanza: andiamo a far la spesa in campagna attraverso filiere corte o dirette dal produttore al consumatore; ed insegnamo ai nostri figli gli odori e i sapori veri della Natura.
In fondo, tutto questo è previsto dalle normative Europee da almeno 15 anni, con l'avvio dei Programmi Agroambientali Europei (Reg. CE 2078/92), obbligatori all'interno dei cosiddetti Piani di Sviluppo Rurale (le finanziarie agricole regionali).
Ma, come vedremo, le cose purtroppo non sono andate come i legislatori europei avevano previsto ed i recepimenti tecnico giuridici regionali, con miopia ormai cronica, hanno per lo più contrastato gli obiettivi della politica comunitaria agroambientale.
Priorità e criticità nei Programmi Agroambientali europei e regionali per la tutela dei diritti inviolabili alla salute e all'ambiente
Dal 2007 al 2013 l'Europa ha stanziato 200 miliardi di € per lo Sviluppo Rurale con priorità Agroecologica, una cifra enorme, per pagare i servizi forniti dagli agricoltori e non più solo per il semplice sostegno al reddito (il cosiddetto premio PAC), che ancora oggi utilizza enormi risorse comunitarie per pagare gli allevamenti industriali in base al numero di capi allevati, una vera follia !
Un vero e proprio "suicidio umano di massa, provocato uno sterminio animale di massa".
Oggi in Italia abbiamo ancora oltre 17 miliardi di € da spendere per le finanziarie agricole di Sviluppo Rurale Regionali (PSR). Soldi che rischiano di tornare a Bruxelles, per mancanza di volontà di riconversione biologica dell'Agricoltura da parte delle Regioni, che non erogano pagamenti congrui e sufficienti a sostenere gli agricoltori ed allevatori biologici. Tanto che il governo pensa a un Piano Nazionale Agroambientale per lo Sviluppo Rurale, scavalcando le Regioni stesse. E ne avrebbe anche diritto, trattandosi di Ambiente e Salute (Art. 9 e 32 della Costituzione), diritti inviolabili tutelati dallo Stato e non delegati alle regioni.
Esiste l'obbligo di destinazione di almeno il 40% dei bilanci regionali dei PSR per i Pagamenti Agroambientali (con priorità fino al 60% in caso di domande di impegno quinquennale da parte degli agricoltori ed allevatori biologici). Ciò a compensare tutti i mancati redditi, i maggiori costi + il 20% per la transazione all'Agricoltura Biologica o per la "Sostituzione reale" dei Pesticidi, come prevedono i regolamenti comunitari di riferimento, obbligatori e prioritari.
E non come accaduto spessissimo per fittizie presunte riduzioni degli inputs chimici denominate impropriamente "Agricoltura Integrata", censurate come non controllabili ne verificabili dalla Corte dei Conti Europea (in particolare con la Nota n. 3/2005). Escamotage attraverso il quale si stanno sperperando enormi risorse Agroambientali, (che dovrebbero pagare un servizio) per sostenere in realtà i redditi degli agricoltori ...che acquistano Pesticidi, secondo elenchi redatti dalle regioni (Disciplinari di Agricoltura Integrata), basati su ipotesi di presunte riduzioni di impiego di pesticidi, ovvero di "lotta chimica guidata", senza obblighi di "sostituzione" degli stessi pesticidi con tecniche biologiche e naturali oggi ampiamente disponibili sul mercato.
Disciplinari anacronistici e non scientifici, che permettono addirittura un numero di interventi chimici molto superiore a quanto normalmente praticato oggi dagli agricoltori. A tutolo di esempio la Regione Umbria ha inserito nel 2010, tra le misure agroambientali, un Pagamento per presunte riduzioni di impiego di diserbanti sul Tabacco, da 3/4 presunti a 2 interventi (quando in realtà oggi i tabacchicoltori impiegano mediamente un solo diserbo sulla coltivazione, ndr) e per altrettanto presunte riduzioni di quantità di impiego di fungicidi chimici (ovviamente non controllabili). In tal modo la Tabacchicoltura chimica ottiene un contributo doppio a quella Biologica... una contraddizione palese: e non si spiega come possa essere stata approvata dalla Commissione europea, che troppo spesso "copre" il lavoro non corretto delle regioni, puntualmente censurato dalla Corte dei Conti UE.
L'esempio del Tabacco vale ovviamente per tutti i disciplinari di Agricoltura Integrata delle diverse coltivazioni sovvenzionate attraverso pagamenti agroambeintali non conformi ed in contrasto con gli obiettivi, il cui risultato è stato addirittura negativo. In tal modo il mercato dei Pesticidi è continuamente cresciuto in Italia, superando ampiamente il 30% di tutte le vendite europee e le nostre acque sono per lo più inquinate da residui chimici oltre i limiti di legge, con ben 118 Pesticidi rilevati (Agrisole 21-27 maggio 2010, fonte ARPA - ISPRA).
Ricordo a tal proposito che secondo l'aurotevole Istituto Oncologico Ramazzini di Bologna il concetto di "soglia di tolleranza" non è corretto dal punto di vista scientifico medico, dal momento che ogni presenza di sostanze chimiche estranee al metabolismo umano naturale, provocano un rischio ad effetto mutageno, teratogeno e cancerogeno, le cui conseguenze dipendono semmai dalla attività individuale del sistema immunitario. Sarebbe pertanto più corretto partìlare di soglie di danno accettato, ovvero di "Intolleranza", laddove i bambini sopportano oggi dosi di residui chimici molto più elevate essendo questi ultimi tarati su un corpo adulto di 60 kg di peso !!
Residui che continuano ad accumularsi nel nostro corpo da decenni, finche non saremo più in grado di sopportarli fisicamente (nonostante un referendum realizzato nel 1992, con oltre 19 milioni di voti (90% dei votanti) per l'abolizione di tale assurdità dalle norme di legge..
Tutto ciò continua ad avvenire oggi con il sostegno di Pagamenti Agroambientali inconcludenti ed artefatti, non controllabili ne verificabili, come inutilmente ci ricorda da almeno 10 anni la Corte dei Conti UE. Cose puntualmente denunciate nei servizi televisivi di Ambiente Italia (Giugno 2001) e Report Rai 3 ("Ipocrisia di Stato", "Come Bio comanda", di Sabrina Giannini e "Il Gene Sfigurato" di Carlo Pizzati).
E' per tali motivi che gli agricoltori biologici in quattro regioni (Umbria, Toscana, Marche e Campania) sono ricorsi, per ora, ai Tribunali amministrativi e al Consiglio di Stato, dopo un esposto alla Corte dei Conti dell'Umbria nel 2001. Sarebbe necessario un ricorso alla Corte di Giustizia europea, nei confronti di chi consente una distorsione talmente palese delle norme Agroambientali e Costituzionali dei paesi membri.
Un attentato continuo alla Salute Umana e della Natura
I tumori e il cancro aumentano in Italia in maniera impressionante, parallelamente al mercato dei Pesticidi (i dati del Veneto sono significativi, ndr), cosi come la spesa per la malattia, che oggi ha superato l'80% dei bilanci regionali (...e la chiamano sanità).I nostri bambini e le nostre cellule riproduttive sono più sensibili ai danni da Pesticidi, diserbanti e disseccanti "arancione", che distruggono anche il paesaggio italiano oltre alla salute, creando dissesti idrogeologici per mancanza di copertura invernale e primaverile dei suoli. E quando piove e l'acqua si porta giù la terra nei fiumi, sulla case della gente, sui treni e nelle strade, fino alle fabbriche. Come se non bastasse si irrorano strade, piazze e palazzi con Pesticidi di sintesi verso Zanzare, Mosce e altri insetti molesti, quando esistono forme di controllo ben più efficienti, di tipo Naturale e Biologico, ampiamente diffuse, nell'indifferenza dei Sindaci e di molte USSL, attraverso un lavoro troppo spesso nascosto da parte delle ditte produttrici e distributrici di Biocidi chimici..
Attraverso il progetto denominato ad arte "Polline sicuro", guidato dalle Multinazionali del Glifosate, si sono irrorate di disseccante GLIFOSATE tutte le strade del Bel Paese, mettendo a rischio la salute dei cittadini che passeggiano coi bambini o viaggiano in macchina. Addirittura nel novembre 2010 (vedasi ad esempio la s.s. Flaminia tra Foligno e Spoleto e l'E7), quando l'erba nemmeno cresce e i Batteri dormono per il freddo... per cui i residui dei disseccanti finiscono direttamente nelle acque, grazie alle abbondanti piogge si stagione.
I residui di tale prodotto sono rilevabili in tutte le acque sensibili analizzate, alla faccia della presunta biodegradabilità ed innocuità. Laddove un'autorevole ricerca svedese correla il Glifosate al Linfoma non Hodgkin ed altri studi a danni placentari anche a dosi infinitesime (cento volte inferiori ai limiti di legge dei residui negli alimenti).
Roba da inchiesta per le Procure della Repubblica. In Francia sono partite multe salate (oltre 1 miliardo di € per pubblicità menzognera alla Monsanto, che per anni ha indottrinato gli agricoltori e i cittadini sulla biodegradabilità e innocuità del prodotto, che molti usano addirittura nei giardini di casa !!!) ed in Argentina il prodotto è stato vietato dai tribunali ("Il Mondo secondo Monsanto", di M.M. Robin - Arianna Editrice)... mentre in Italia ...aspettiamo solo di morire?
A proposito, il Glifosate è inserito nei disciplinari di Agricoltura Integrata di tutte le regioni Italiane, con cui si erogano addirittura Pagamenti agli agricoltori che lo usano insieme a tantissimi altri pesticidi, togliendo risorse agli agricoltori biologici (come avvenuto in Toscana). Ed oggi assistiamo all'assurdo che Enti di Certificazione dell'Agricoltura Biologica, sempre in Toscana, si prestino a "controllare e verificare" ciò che non è controllabile ne verificabile, ovvero l'Agricoltura Integrata, in mancanza di obblighi di fatturazione dei Pesticidi chimici e in assenza di una ricetta che ne prescriva la vendita. Il consumatore pertanto viene ingannato con un marchio regionale rappresentato dalla bella farfallina dell'Agricoltura (dis)Integrata... Veramente un brutto esempio dell'Etica di alcuni Enti di Certificazione dell'Agricoltura Biologica in Toscana (CCPB, IMC, SUOLO E SALUTE, ICEA, BIOAGRICERT, QC&I), che farebbero bene a chiedere scusa ai consumatori ed interrompere questa "copertura oscena" di una vera e propria opera di distrazione di risorse comunitarie. Il sottoscritto ha inviato una relazione scritta fortemente critica sui disciplianri attuali, alla commissione del MIPAAF sull'Agricoltura Integrata e le procedure di controllo, sottoscritta per ora da un solo presidente di un'ente di certificazione Biologica, la BIOZOO.
I responsabili di questi attentati alla salute umana e all'ambiente sono ben noti. Ed i Sindaci potrebbero agire con divieti, in qualità di supremi tutori della Salute dei Propri cittadini, come ha fatto recentemente un Comune della Val di Non. E' necessario sollecitare i Sindaci ad attuare il Divieto d'impiego di Pesticidi chimici di sintesi nel territorio, che va dichiarato BIOLOGICO, dal momento che l'inquinamentoda pesticidi è arrivato a livelli di bio-accumulo pericolosissimi per la salute pubblica e i Pagamenti agroambientali dovrebbero rendere il Biologico conveniente "per legge" a tutti gli agricoltori .
Fermiamo lo scempio dei Pagamenti Agroambientali per l'Agricoltura Integrata nella chimica ed i venditori indisturbati di Pesticidi chimici di sintesi.
Converrebbe anche ai cosiddetti Consorzi Agrari vendere prodotti per l'Agricoltura Biologica: ci guadagnerebbero molto di più... soprattutto in un regime di corretti Pagamenti Agroambientali agli agricoltori biologici, che sarebbero ben felici di utilizzare prodotti naturali e concimi organici (anche se più costosi) invece della chimica mortale.
Gli stessi sindacati Agricoli che concertano le politiche regionali, oggi spesso in conflitto di interessi, essendo coinvolti nelle gestioni dei Consorzi Agrari che vendono prodotti chimici, potrebbero revisionare le loro politiche verso una "convergenza di interessi", per il bene di tutti, ovvero vendendo prodotti per l'agricoltura biologica, sostenuti dai Pagamenti Agroambientali Europei.
Anche le industrie chimiche del settore, alle ultime giornate fitopatologiche nazionali a Bologna, hanno chiesto norme più chiare in Italia, sulle questioni agroambientali (Agricoltura Integrata), al fine di poter investire nella diffusione delle tecniche sostitutive dei Pesticidi chimici di sintesi.
Insomma, le stesse industrie auspicano il divieto dei Pesticidi... cosa aspettiamo?
DIETA BIOLOGICA A PREVALENZA VEGETARIANA E MEDITERRANEA: FATTI E NON PAROLE
Dobbiamo ridurre di almeno il 70% gli animali allevati al mondo. Immediatamente.
In Italia, invece di allevare 10 milioni di Unita Bovine Adulte equivalenti (UBA), ne basterebbero 3 milioni in regime di allevamento biologico.
Eliminando in tal modo la necessità di importare milioni di tonnellate di OGM e Mangimi, lungamente stoccati e ad altissimo rischio di micotossine e residui di pesticidi e conservanti.
Rimarrebbero a disposizione degli italiani ancora ben 500 grammi di carne procapite alla settimana, allevata al pascolo naturale (o qualcosa in pù in equivalenza nutrizionale, sotto forma di latte o formaggi). Più un pò di pesce fresco pescato dai mari che ci circondano per migliaia di km (con un pò di bioaccumulo di residui chimici di tutti i tipi, che purtroppo attraverso i fiumi finiscono tutti a mare, purtroppo). Se proprio non vogliamo diventare vegetariani.
Non entrate nei Supermercati, signori miei... e state bene attenti a ciò che acquistate.
Fare la spesa Biologico direttamente dagli agricoltori migliorerà la salute... del pianeta, vostra, degli agricoltori... soprattutto quella dei vostri figli, che hanno diritto al futuro.
Torniamo alla Tradizione Agroecologica e all'Artigianato dei nostri Maestri dei campi e del Vino, del Grano e del Pane ...a un giusto prezzo.
La Madre Terra ha risorse abbondanti per tutti i propri figli...
...ma non potrà mai sfamare l'avidità dei pochi che non la rispettano,
in nome del dio denaro e del potere più stupido che si possa immaginare...
quello di far del male agli altri.
Allegato:
PIANO DI RICONVERSIONE BIOLOGICA DELL'AGRICOLTURA ITALIANA (Evitando distrazione di fondi verso una fittizia Agricoltura Integrata, concorrenziale all'Agricoltura Biologica)
- Seminativi avvicendati, Cereali e leguminose da granella: 3.000.000 Ha x 400 €/ha in media di pagamento agroambientale = 1,2 Miliadi di € (il pagamento, insufficiente, oggi previsto dalle Regioni è di circa 200 €/ha)
- Mais 800.000 ha x 600 €/ha = 0,48 miliardi di €
- Olivi: 1.000.000 ha x 500 €/ha = 0,5 Miliardi di €
- Vigneti: 700.000 € x 700 €/ha = 0,5 miliardi di €
- Frutteti: 400.000 ha x 1.500 € /ha = 0,6 miliardi di €
- Orticoltura: 200.000 ha x 2.500 €/ha = 0,5 miliardi di €
- Prati avvicendati, Pascoli e Prati Pascoli 3.500.000 di ha x 100 € ha = 0,35 miliardi di €
avanzano anche fondi per il Tabacco Biologico: 20.000 ha x 5.000 €/ha = 100 milioni di €
Totale di spesa prevista: 4 miliardi di € all'anno
Potremmo aggiungere 400 € per unita bovina adulta allevata in biologico (corrispondente a 3 maiali, 7 pecore, 100 galline, ecc) x 3.000.000 di UBA = 1,2 miliardi di €, così da liberare la zootecnia italiana dalla necessità di importare mangimi contaminati da OGM
Abbiamo ancora a disposizione oltre 17 miliradi di € da spendere, con priorità fino al 70% per i Pagamenti Agroambientali all'Agricoltura Biologica (circa 12 miliardi di € disponibili) nel periodo 2010-2013
Ovvero... possiamo riconvertire quasi tutta l'Italia al Biologico.
Oggi, non domani.
Prof. Giuseppe Altieri, Agroecologo
Docente Ordinario di Fitopatologia, Entomologia, Agricoltura Biologica
Studio AGERNOVA - Servizi Avanzati per l'Agroecologia e la Ricerca
ACCADEMIA MEDITERRANEA PER L'AGROECOLOGIA E LA VITA (AMA la Vita)
Loc. Viepri Centro 15, 06056 Massa Martana (PG)
tel 075-8947433, Cell 347-4259872
P. IVA 02322010543
Email: agernova@libero.it
http://www.agernova.it
www.mangiacomeparli.net
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DISSECCANTI SULLE STRADE A NOVEMBRE QUANDO L'ERBA NON CRESCE E I BATTERI DORMONO... E NOI CE LI BEVIAMO E CE LI MANGIAMO...
118 Pesticidi nelle acque potabili (Fonte Arpa ISPRA Agrisole). Fermiamo i venditori di Chimica inutile e tossica !!
Abbiamo un Incremento di tumori neonatali del 3% all'anno in Italia...
...le Donne invece della Vita... partoriscono la Morte
di Giuseppe Altieri
E' necessario denunciare alle procure chi si è permesso di disseccare col glifosate tutte le strade del Regno colonia di Monsanto, chiamata Italia, con il Progetto denominato addirittura "Polline sicuro"... che ammazza "sicuramente" le Api ...e i cittadini.
Gestito dall'ANAS e dalle Province (con pochi sindaci a fare le ordinanze di divieto).
Il Prodotto usato è il Glifosate è importato dal Belgio
e il pesticida si è accumulato nelle acque potabili di mezza italia (Fonte ISPRA e ARPA) e induce linfoma non hodgkin (Ricerca autorevole svedese) e aborti tardivi... non è biodegradabile e per questo la Monsanto ha pagato una multa salatissima in Francia per pubblicità menzognera...
e in Italia... cosa aspettiamo a denunciarli alle procure?
Il disseccante, usato a man bassa soprattutto in agricoltura, contiene coformulanti segretati per brevetto... ancora più tossici del principio cosiddetto attivo... qualcuno sospetta che nel glifosate si nascondano le migliaia di tonnellate di diossina avanzate dall'agente orange del vietnam... almeno indaghiamo, o no?
prima di morire tutti, lo facciamo un'esposto per avviare le indagini?
o ci accontentiamo di un parere negativo del povero Tiberti di European Consumers?
A proposito, stavo dimenticando
il Glifosate è inserito nei disciplinari di Agricoltura Integrata, con cui si erogano addirittura contributi agli agricoltori che lo usano, insieme a tantissimi pesticidi... (programmi Agroambientali con Pagamenti quinquennali dei PSR regionali 2007-2013, ndr), togliendoli agli agricoltori biologici...
Fermiamo lo scempio dei Pagamenti Agroambientali per l'Agricoltura Integrata nella chimica
Fermiamo i venditori indisturbati di Pesticidi chimici di sintesi
Conviene anche a loro vendere prodotti per l'Agricoltura Biologica
ci guadagnerebbero molto di più...
Per la Cronaca è stata appena irrorata la Flaminia presso Spoleto-Foligno e verso Roma e l'E7... a novembre...
visto che in Inverno l'erba non cresce...
e i batteri dormano per il freddo
mentre le piogge portano tutto il glifosate e i suoi coformulanti nelle acque potabili e superficiali per uso irriguo
buon appetito
e non preoccupatevi se qualche rutto vi brucia un pò troppo...
...ora almeno sapete perchè.
Io mi arrampico sul Monte Martano a 900 metri e mi abbevero con le vacche locali a una fonte pulita a 5 minuti da casa
Sto pensando a voi e ai vostri figli...
Abbiamo un Incremento di tumori neonatali del 3% all'anno in Italia...
...le Donne invece della Vita... partoriscono la Morte.
saluti cari
Giuseppe Altieri
Gentili produttori Biologici,
In occasione della vostra assemblea nazionale Produttori Biologici Federbio prevista per i giorni 8-9 febbraio 2011 a Milano,
vi invio questo articolo pubblicato al Convegno Nazionale di Medicina Integrata a Spoleto, ottobre 2010.
Con un allegato drammatico sulla situazione sanitaria e ambientale italiana (+ 3% all'anno di tumori neonatali)
Al fine cdi contribuire all'elaborazione di un Piano Nazionale di Riconversione Biologica di tutta l'Agricoltura Italiana
e a sollecitare l'immediato Divieto d'uso di tutti i Pesticidi Chimici, Inutili e Tossici, nella nostra agricoltura
Contattate allo Studio Agernova per aderire ai ricorsi amministrativi attualemnte in atto in Umbria, Toscana, Marche e Campania, al fine di ottenere i giusti pagamenti agroambientali per il Biologico e la sospensione dei pagamenti agroambientali non conformi erogati alla falsa Agricoltura Integrata.
All'assemblea di Milano porteremo la proposta per un ricorso alle Procure della Repubblica, per violazione dei diritti alla salute e all'Ambiente salubre e dolo reiterato nell'applicazione delle misure agroambientali cominitarie ed alla Corte dei Conti per la Sospensione immediata dei pagamenti agroambientali all'agricoltura Integrata falsa.
con i più cari saluti
Prof. Giuseppe Altieri, Agroecologo
Docente Ordinario di Fitopatologia, Entomologia, Agricoltura Biologica
Studio AGERNOVA - Servizi Avanzati per l'Agroecologia e la Ricerca
ACCADEMIA MEDITERRANEA PER L'AGROECOLOGIA E LA VITA (AMA la Vita)
Loc. Viepri Centro 15, 06056 Massa Martana (PG)
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AGRICOLTURA BIOLOGICA: QUESTIONE DI INTERESSE STRATEGICO NAZIONALE
Priorità e criticità nei Programmi Agroambientali europei e regionali per la tutela dei diritti inviolabili alla salute ed all'ambiente
di Giuseppe Altieri, Agroecologo
La Fame e la Sete... dei mercanti
E' finalmente di pubblico dominio il fatto che l'Agricoltura e la Zootecnia industriale rappresentano oggi il fattore principale di emissioni di Gas Serra (CO2, Metano, Ossidi di Azoto dalla produzione di concimi chimici, ecc), con oltre il 30% delle emissioni totali e che gli allevamenti industriali producono più CO2 (e metano) di tutti i trasporti mondiali !! Senza tener conto che, a causa della cosiddetta globalizzazione, la maggior parte dei trasporti mondiali avviene a carico di prodotti agroalimentari che solcano gli oceani in lungo e in largo.Una marea di vere e proprie "fesserie pseudoscientifiche" vengono buttate in pasto ai mass media, seppur partendo da dati reali sulle crisi di produttività dei terreni agricoli e sugli sconvolgimenti climatici, che desertificano le terre, ma la causa principale è da imputarsi alla chimica dei Pesticidi e dei Disseccanti che distruggono l'Humus (incrementando ulteriormente i Gas Serra), e compromettono la salute degli Agricoltori e dei Consumatori.
Si vuol preparare la gente alla fame e alla sete...
...quella dei Mercanti che monopolizzano i mercati agricoli, speculando sui bisogni primari dei consumatori, mentre i prezzi pagati agli agricoltori hanno raggiunto all'ultimo raccolto, il minimo storico, con la paglia (12 €/q.le) che vale più del grano (11,5 €/q.le)... mai successo nella storia umana !!!
Come è possibile tutto ciò?
Oggi alleviamo a livello mondiale circa 8 miliardi di bovini equivalenti che mangiano almeno come 20 miliardi di persone, in fabbriche di animali piene di medicinali ed ormoni. Li nutriamo con Mais, Soia e altri prodotti e sottoprodotti agricoli e industriali (spesso OGM) che consumano più petrolio dell'energia solare fissata attraverso la fotosintesi dalle loro coltivazioni, a causa dell'agricoltura industriale, energivora e chimicizzata, che sta massacrando da 50 anni i terreni più fertili e produttivi in tutto il mondo.
In tal modo accumuliamo, in particolare nelle carni, moltissimi residui chimici, soprattutto Pesticidi...
...mentre 1 miliardo di esseri umani soffrono la fame nera.
Bisogna fermarsi, anche perchè ...è già troppo tardi.
E' proprio il caso di dire ..."c'è troppo cibo per poter mangiare tutti"
L'eccedenza in ogni settore agroalimentare crea crisi dei mercati e crollo dei prezzi alla produzione e tutto vantaggio degli speculatori che controllano i mercati internazionali, mettendo a rischio le sicurezze alimentari di tutti i paesi e le loro economie agricole tradizionali.
In Italia almeno 800.000 ditte di agricoltori hanno chiuso o fallito negli ultimi 10 anni (Fonte Coldiretti), con un indotto di almeno 3 milioni di posti di lavoro persi !!! (mentre ci preoccupiamo della FIAT, per poche decine di migliaia di posti di lavoro persi, che dovrebbero essere immediatamente riportati in Agricoltura, approfittando della crisi industriale).
Basterebbe puntare alla sovranità alimentare autosufficiente dei singoli popoli, attraverso l'Agroecologia e le Produzioni Biologiche Tardizionali locali, organizzate con filiere corte o dirette, dai produttori ai consumatori.
Dove se non in Italia?
Il paese più ricco del mondo in quanto a biodiversità e tradizione agroalimentare sta subendo un attacco mortale al suo patrimonio primario, Agricolo e Sementiero ed alla salute del suo popolo, con un tasso di malattie degenerative e tumorali semplicemente spaventoso.
Tanto per fare un esempio vorrei ricordare che l'80% della popolazione del Sud America riesce a nutrirsi in autosufficienza, coltivando appena il 30% dei terreni agricoli. E siamo parlando di quelli marginali e meno produttivi, di alta collina e montagna, laddove sopravvive solo l'Agricoltura tradizionale.
Lo stesso accade in India, dove vi sono, per fortuna, ancora 800 milioni di contadini tradizionali, che garantiscono la sovranità alimentare del paese, anche se milioni di tonnellate di derrate vengono distrutte nei magazzini, invece di destinarle ai poveri che non hanno soldi per mangiare.
Ed è noto (fonte FAO), che in tutti i sistemi agricoli mondiali, con l'aumentare delle superfici medie delle aziende agricole diminuisce notevolmente la produttività per ettaro di terreno, dal momento che l'industrializzazione non rende possibili le consociazioni colturali e i corretti avvicendamenti. Molti sistemi policolturali di "Agricoltura Sinergica" consentono produzioni doppie e triple di quelle industriali, risultando nel contempo protettive dell'ambiente, della salute e della fertilità dei terreni. E produttive di posti di lavoro dignitosi in una agricoltura nel contempo moderna e tradizionale, in sostanza Agroecologica.
Un paese come Cuba, ridotto alla fame nel 1989 a causa dell'embargo e dell'abbandono da parte dei sovietici, si è rimboccata le maniche e in dieci anni di "Periodo Especial" ha ricostruito un tessuto rurale che ha portato gli agricoltori dal 4 al 20% della popolazione, recuperando l'autosufficienza alimentare e sanitaria (Medicina Naturale), con sistemi di produzione biologici avanzatissimi, recuperando parzialmente anche la trazione animale. Di necessità virtù... (G. Altieri: "La rivoluzione della Naturaleza", Mediterraneo, n° 3).
"Cibus Ecologicus in primis"
Così si diceva nella Antica Roma, per il popolo più sano e forte del mondo dell'epoca. Laddove non era necessario l'appellativo di Ecologico o Biologico, dal momento che i prodotti di sintesi semplicemente non esistevano, come d'altronde appena 50 anni fa... come ci ricorda lo splendido documentario di Enrico Bellani "Respiro di Terra", sull'agricoltura tradizionale umbra del 1973, sottoposta al primo assedio dei Mercanti.
E non si tratta certo di rifiutare la meccanizzazione o di tornare alla zappa, anche se un grande sviluppo dell'orticoltura familiare è oggi auspicabile e di cronaca, anche grazie alla cosiddetta "crisi economica", in realtà finanziaria, per la troppa concentrazione dei capitali in poche avide mani.
Ed allora "Mangiacomeparli"... è proprio il caso di dire. E ne abbiamo fatto anche un marchio a garanzia dei consumatori, 100% Italiano, 100% OGM Free, 100% Biologico, secondo le norme di legge. Ovvero, torniamo alla Tardizione Agroecologica basata sulla Biodiversità della nostra agricoltura.
Liberiamo l'agricoltura dall'Industria chimica dei Pesticidi, inutili e tossici, venduti da una rete fittissima di commercianti senza scrupoli, in assenza di un'assistenza tecnica indipendente (su cui la comunità europea aveva investito notevoli risorse negli anni '80-'90), finita purtroppo nel lavoro burocratico dei cosiddetti sindacati agricoli, che decidono in concertazione le politiche regionali.
Liberiamola dalla trasformazione agro-alimentare industriale truccata per i supermarkets... e, soprattutto, dal Commercio speculativo, che lascia agli agricoltori meno del 20% del prezzo pagato dal consumatore.
In sostanza: andiamo a far la spesa in campagna attraverso filiere corte o dirette dal produttore al consumatore; ed insegnamo ai nostri figli gli odori e i sapori veri della Natura.
In fondo, tutto questo è previsto dalle normative Europee da almeno 15 anni, con l'avvio dei Programmi Agroambientali Europei (Reg. CE 2078/92), obbligatori all'interno dei cosiddetti Piani di Sviluppo Rurale (le finanziarie agricole regionali).
Ma, come vedremo, le cose purtroppo non sono andate come i legislatori europei avevano previsto ed i recepimenti tecnico giuridici regionali, con miopia ormai cronica, hanno per lo più contrastato gli obiettivi della politica comunitaria agroambientale.
Priorità e criticità nei Programmi Agroambientali europei e regionali per la tutela dei diritti inviolabili alla salute e all'ambiente
Dal 2007 al 2013 l'Europa ha stanziato 200 miliardi di € per lo Sviluppo Rurale con priorità Agroecologica, una cifra enorme, per pagare i servizi forniti dagli agricoltori e non più solo per il semplice sostegno al reddito (il cosiddetto premio PAC), che ancora oggi utilizza enormi risorse comunitarie per pagare gli allevamenti industriali in base al numero di capi allevati, una vera follia !
Un vero e proprio "suicidio umano di massa, provocato uno sterminio animale di massa".
Oggi in Italia abbiamo ancora oltre 17 miliardi di € da spendere per le finanziarie agricole di Sviluppo Rurale Regionali (PSR). Soldi che rischiano di tornare a Bruxelles, per mancanza di volontà di riconversione biologica dell'Agricoltura da parte delle Regioni, che non erogano pagamenti congrui e sufficienti a sostenere gli agricoltori ed allevatori biologici. Tanto che il governo pensa a un Piano Nazionale Agroambientale per lo Sviluppo Rurale, scavalcando le Regioni stesse. E ne avrebbe anche diritto, trattandosi di Ambiente e Salute (Art. 9 e 32 della Costituzione), diritti inviolabili tutelati dallo Stato e non delegati alle regioni.
Esiste l'obbligo di destinazione di almeno il 40% dei bilanci regionali dei PSR per i Pagamenti Agroambientali (con priorità fino al 60% in caso di domande di impegno quinquennale da parte degli agricoltori ed allevatori biologici). Ciò a compensare tutti i mancati redditi, i maggiori costi + il 20% per la transazione all'Agricoltura Biologica o per la "Sostituzione reale" dei Pesticidi, come prevedono i regolamenti comunitari di riferimento, obbligatori e prioritari.
E non come accaduto spessissimo per fittizie presunte riduzioni degli inputs chimici denominate impropriamente "Agricoltura Integrata", censurate come non controllabili ne verificabili dalla Corte dei Conti Europea (in particolare con la Nota n. 3/2005). Escamotage attraverso il quale si stanno sperperando enormi risorse Agroambientali, (che dovrebbero pagare un servizio) per sostenere in realtà i redditi degli agricoltori ...che acquistano Pesticidi, secondo elenchi redatti dalle regioni (Disciplinari di Agricoltura Integrata), basati su ipotesi di presunte riduzioni di impiego di pesticidi, ovvero di "lotta chimica guidata", senza obblighi di "sostituzione" degli stessi pesticidi con tecniche biologiche e naturali oggi ampiamente disponibili sul mercato.
Disciplinari anacronistici e non scientifici, che permettono addirittura un numero di interventi chimici molto superiore a quanto normalmente praticato oggi dagli agricoltori. A tutolo di esempio la Regione Umbria ha inserito nel 2010, tra le misure agroambientali, un Pagamento per presunte riduzioni di impiego di diserbanti sul Tabacco, da 3/4 presunti a 2 interventi (quando in realtà oggi i tabacchicoltori impiegano mediamente un solo diserbo sulla coltivazione, ndr) e per altrettanto presunte riduzioni di quantità di impiego di fungicidi chimici (ovviamente non controllabili). In tal modo la Tabacchicoltura chimica ottiene un contributo doppio a quella Biologica... una contraddizione palese: e non si spiega come possa essere stata approvata dalla Commissione europea, che troppo spesso "copre" il lavoro non corretto delle regioni, puntualmente censurato dalla Corte dei Conti UE.
L'esempio del Tabacco vale ovviamente per tutti i disciplinari di Agricoltura Integrata delle diverse coltivazioni sovvenzionate attraverso pagamenti agroambeintali non conformi ed in contrasto con gli obiettivi, il cui risultato è stato addirittura negativo. In tal modo il mercato dei Pesticidi è continuamente cresciuto in Italia, superando ampiamente il 30% di tutte le vendite europee e le nostre acque sono per lo più inquinate da residui chimici oltre i limiti di legge, con ben 118 Pesticidi rilevati (Agrisole 21-27 maggio 2010, fonte ARPA - ISPRA).
Ricordo a tal proposito che secondo l'aurotevole Istituto Oncologico Ramazzini di Bologna il concetto di "soglia di tolleranza" non è corretto dal punto di vista scientifico medico, dal momento che ogni presenza di sostanze chimiche estranee al metabolismo umano naturale, provocano un rischio ad effetto mutageno, teratogeno e cancerogeno, le cui conseguenze dipendono semmai dalla attività individuale del sistema immunitario. Sarebbe pertanto più corretto partìlare di soglie di danno accettato, ovvero di "Intolleranza", laddove i bambini sopportano oggi dosi di residui chimici molto più elevate essendo questi ultimi tarati su un corpo adulto di 60 kg di peso !!
Residui che continuano ad accumularsi nel nostro corpo da decenni, finche non saremo più in grado di sopportarli fisicamente (nonostante un referendum realizzato nel 1992, con oltre 19 milioni di voti (90% dei votanti) per l'abolizione di tale assurdità dalle norme di legge..
Tutto ciò continua ad avvenire oggi con il sostegno di Pagamenti Agroambientali inconcludenti ed artefatti, non controllabili ne verificabili, come inutilmente ci ricorda da almeno 10 anni la Corte dei Conti UE. Cose puntualmente denunciate nei servizi televisivi di Ambiente Italia (Giugno 2001) e Report Rai 3 ("Ipocrisia di Stato", "Come Bio comanda", di Sabrina Giannini e "Il Gene Sfigurato" di Carlo Pizzati).
E' per tali motivi che gli agricoltori biologici in quattro regioni (Umbria, Toscana, Marche e Campania) sono ricorsi, per ora, ai Tribunali amministrativi e al Consiglio di Stato, dopo un esposto alla Corte dei Conti dell'Umbria nel 2001. Sarebbe necessario un ricorso alla Corte di Giustizia europea, nei confronti di chi consente una distorsione talmente palese delle norme Agroambientali e Costituzionali dei paesi membri.
Un attentato continuo alla Salute Umana e della Natura
I tumori e il cancro aumentano in Italia in maniera impressionante, parallelamente al mercato dei Pesticidi (i dati del Veneto sono significativi, ndr), cosi come la spesa per la malattia, che oggi ha superato l'80% dei bilanci regionali (...e la chiamano sanità).I nostri bambini e le nostre cellule riproduttive sono più sensibili ai danni da Pesticidi, diserbanti e disseccanti "arancione", che distruggono anche il paesaggio italiano oltre alla salute, creando dissesti idrogeologici per mancanza di copertura invernale e primaverile dei suoli. E quando piove e l'acqua si porta giù la terra nei fiumi, sulla case della gente, sui treni e nelle strade, fino alle fabbriche. Come se non bastasse si irrorano strade, piazze e palazzi con Pesticidi di sintesi verso Zanzare, Mosce e altri insetti molesti, quando esistono forme di controllo ben più efficienti, di tipo Naturale e Biologico, ampiamente diffuse, nell'indifferenza dei Sindaci e di molte USSL, attraverso un lavoro troppo spesso nascosto da parte delle ditte produttrici e distributrici di Biocidi chimici..
Attraverso il progetto denominato ad arte "Polline sicuro", guidato dalle Multinazionali del Glifosate, si sono irrorate di disseccante GLIFOSATE tutte le strade del Bel Paese, mettendo a rischio la salute dei cittadini che passeggiano coi bambini o viaggiano in macchina. Addirittura nel novembre 2010 (vedasi ad esempio la s.s. Flaminia tra Foligno e Spoleto e l'E7), quando l'erba nemmeno cresce e i Batteri dormono per il freddo... per cui i residui dei disseccanti finiscono direttamente nelle acque, grazie alle abbondanti piogge si stagione.
I residui di tale prodotto sono rilevabili in tutte le acque sensibili analizzate, alla faccia della presunta biodegradabilità ed innocuità. Laddove un'autorevole ricerca svedese correla il Glifosate al Linfoma non Hodgkin ed altri studi a danni placentari anche a dosi infinitesime (cento volte inferiori ai limiti di legge dei residui negli alimenti).
Roba da inchiesta per le Procure della Repubblica. In Francia sono partite multe salate (oltre 1 miliardo di € per pubblicità menzognera alla Monsanto, che per anni ha indottrinato gli agricoltori e i cittadini sulla biodegradabilità e innocuità del prodotto, che molti usano addirittura nei giardini di casa !!!) ed in Argentina il prodotto è stato vietato dai tribunali ("Il Mondo secondo Monsanto", di M.M. Robin - Arianna Editrice)... mentre in Italia ...aspettiamo solo di morire?
A proposito, il Glifosate è inserito nei disciplinari di Agricoltura Integrata di tutte le regioni Italiane, con cui si erogano addirittura Pagamenti agli agricoltori che lo usano insieme a tantissimi altri pesticidi, togliendo risorse agli agricoltori biologici (come avvenuto in Toscana). Ed oggi assistiamo all'assurdo che Enti di Certificazione dell'Agricoltura Biologica, sempre in Toscana, si prestino a "controllare e verificare" ciò che non è controllabile ne verificabile, ovvero l'Agricoltura Integrata, in mancanza di obblighi di fatturazione dei Pesticidi chimici e in assenza di una ricetta che ne prescriva la vendita. Il consumatore pertanto viene ingannato con un marchio regionale rappresentato dalla bella farfallina dell'Agricoltura (dis)Integrata... Veramente un brutto esempio dell'Etica di alcuni Enti di Certificazione dell'Agricoltura Biologica in Toscana (CCPB, IMC, SUOLO E SALUTE, ICEA, BIOAGRICERT, QC&I), che farebbero bene a chiedere scusa ai consumatori ed interrompere questa "copertura oscena" di una vera e propria opera di distrazione di risorse comunitarie. Il sottoscritto ha inviato una relazione scritta fortemente critica sui disciplianri attuali, alla commissione del MIPAAF sull'Agricoltura Integrata e le procedure di controllo, sottoscritta per ora da un solo presidente di un'ente di certificazione Biologica, la BIOZOO.
I responsabili di questi attentati alla salute umana e all'ambiente sono ben noti. Ed i Sindaci potrebbero agire con divieti, in qualità di supremi tutori della Salute dei Propri cittadini, come ha fatto recentemente un Comune della Val di Non. E' necessario sollecitare i Sindaci ad attuare il Divieto d'impiego di Pesticidi chimici di sintesi nel territorio, che va dichiarato BIOLOGICO, dal momento che l'inquinamentoda pesticidi è arrivato a livelli di bio-accumulo pericolosissimi per la salute pubblica e i Pagamenti agroambientali dovrebbero rendere il Biologico conveniente "per legge" a tutti gli agricoltori .
Fermiamo lo scempio dei Pagamenti Agroambientali per l'Agricoltura Integrata nella chimica ed i venditori indisturbati di Pesticidi chimici di sintesi.
Converrebbe anche ai cosiddetti Consorzi Agrari vendere prodotti per l'Agricoltura Biologica: ci guadagnerebbero molto di più... soprattutto in un regime di corretti Pagamenti Agroambientali agli agricoltori biologici, che sarebbero ben felici di utilizzare prodotti naturali e concimi organici (anche se più costosi) invece della chimica mortale.
Gli stessi sindacati Agricoli che concertano le politiche regionali, oggi spesso in conflitto di interessi, essendo coinvolti nelle gestioni dei Consorzi Agrari che vendono prodotti chimici, potrebbero revisionare le loro politiche verso una "convergenza di interessi", per il bene di tutti, ovvero vendendo prodotti per l'agricoltura biologica, sostenuti dai Pagamenti Agroambientali Europei.
Anche le industrie chimiche del settore, alle ultime giornate fitopatologiche nazionali a Bologna, hanno chiesto norme più chiare in Italia, sulle questioni agroambientali (Agricoltura Integrata), al fine di poter investire nella diffusione delle tecniche sostitutive dei Pesticidi chimici di sintesi.
Insomma, le stesse industrie auspicano il divieto dei Pesticidi... cosa aspettiamo?
DIETA BIOLOGICA A PREVALENZA VEGETARIANA E MEDITERRANEA: FATTI E NON PAROLE
Dobbiamo ridurre di almeno il 70% gli animali allevati al mondo. Immediatamente.
In Italia, invece di allevare 10 milioni di Unita Bovine Adulte equivalenti (UBA), ne basterebbero 3 milioni in regime di allevamento biologico.
Eliminando in tal modo la necessità di importare milioni di tonnellate di OGM e Mangimi, lungamente stoccati e ad altissimo rischio di micotossine e residui di pesticidi e conservanti.
Rimarrebbero a disposizione degli italiani ancora ben 500 grammi di carne procapite alla settimana, allevata al pascolo naturale (o qualcosa in pù in equivalenza nutrizionale, sotto forma di latte o formaggi). Più un pò di pesce fresco pescato dai mari che ci circondano per migliaia di km (con un pò di bioaccumulo di residui chimici di tutti i tipi, che purtroppo attraverso i fiumi finiscono tutti a mare, purtroppo). Se proprio non vogliamo diventare vegetariani.
Non entrate nei Supermercati, signori miei... e state bene attenti a ciò che acquistate.
Fare la spesa Biologico direttamente dagli agricoltori migliorerà la salute... del pianeta, vostra, degli agricoltori... soprattutto quella dei vostri figli, che hanno diritto al futuro.
Torniamo alla Tradizione Agroecologica e all'Artigianato dei nostri Maestri dei campi e del Vino, del Grano e del Pane ...a un giusto prezzo.
La Madre Terra ha risorse abbondanti per tutti i propri figli...
...ma non potrà mai sfamare l'avidità dei pochi che non la rispettano,
in nome del dio denaro e del potere più stupido che si possa immaginare...
quello di far del male agli altri.
Allegato:
PIANO DI RICONVERSIONE BIOLOGICA DELL'AGRICOLTURA ITALIANA (Evitando distrazione di fondi verso una fittizia Agricoltura Integrata, concorrenziale all'Agricoltura Biologica)
- Seminativi avvicendati, Cereali e leguminose da granella: 3.000.000 Ha x 400 €/ha in media di pagamento agroambientale = 1,2 Miliadi di € (il pagamento, insufficiente, oggi previsto dalle Regioni è di circa 200 €/ha)
- Mais 800.000 ha x 600 €/ha = 0,48 miliardi di €
- Olivi: 1.000.000 ha x 500 €/ha = 0,5 Miliardi di €
- Vigneti: 700.000 € x 700 €/ha = 0,5 miliardi di €
- Frutteti: 400.000 ha x 1.500 € /ha = 0,6 miliardi di €
- Orticoltura: 200.000 ha x 2.500 €/ha = 0,5 miliardi di €
- Prati avvicendati, Pascoli e Prati Pascoli 3.500.000 di ha x 100 € ha = 0,35 miliardi di €
avanzano anche fondi per il Tabacco Biologico: 20.000 ha x 5.000 €/ha = 100 milioni di €
Totale di spesa prevista: 4 miliardi di € all'anno
Potremmo aggiungere 400 € per unita bovina adulta allevata in biologico (corrispondente a 3 maiali, 7 pecore, 100 galline, ecc) x 3.000.000 di UBA = 1,2 miliardi di €, così da liberare la zootecnia italiana dalla necessità di importare mangimi contaminati da OGM
Abbiamo ancora a disposizione oltre 17 miliradi di € da spendere, con priorità fino al 70% per i Pagamenti Agroambientali all'Agricoltura Biologica (circa 12 miliardi di € disponibili) nel periodo 2010-2013
Ovvero... possiamo riconvertire quasi tutta l'Italia al Biologico.
Oggi, non domani.
Prof. Giuseppe Altieri, Agroecologo
Docente Ordinario di Fitopatologia, Entomologia, Agricoltura Biologica
Studio AGERNOVA - Servizi Avanzati per l'Agroecologia e la Ricerca
ACCADEMIA MEDITERRANEA PER L'AGROECOLOGIA E LA VITA (AMA la Vita)
Loc. Viepri Centro 15, 06056 Massa Martana (PG)
tel 075-8947433, Cell 347-4259872
P. IVA 02322010543
Email: agernova@libero.it
http://www.agernova.it
www.mangiacomeparli.net
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DISSECCANTI SULLE STRADE A NOVEMBRE QUANDO L'ERBA NON CRESCE E I BATTERI DORMONO... E NOI CE LI BEVIAMO E CE LI MANGIAMO...
118 Pesticidi nelle acque potabili (Fonte Arpa ISPRA Agrisole). Fermiamo i venditori di Chimica inutile e tossica !!
Abbiamo un Incremento di tumori neonatali del 3% all'anno in Italia...
...le Donne invece della Vita... partoriscono la Morte
di Giuseppe Altieri
E' necessario denunciare alle procure chi si è permesso di disseccare col glifosate tutte le strade del Regno colonia di Monsanto, chiamata Italia, con il Progetto denominato addirittura "Polline sicuro"... che ammazza "sicuramente" le Api ...e i cittadini.
Gestito dall'ANAS e dalle Province (con pochi sindaci a fare le ordinanze di divieto).
Il Prodotto usato è il Glifosate è importato dal Belgio
e il pesticida si è accumulato nelle acque potabili di mezza italia (Fonte ISPRA e ARPA) e induce linfoma non hodgkin (Ricerca autorevole svedese) e aborti tardivi... non è biodegradabile e per questo la Monsanto ha pagato una multa salatissima in Francia per pubblicità menzognera...
e in Italia... cosa aspettiamo a denunciarli alle procure?
Il disseccante, usato a man bassa soprattutto in agricoltura, contiene coformulanti segretati per brevetto... ancora più tossici del principio cosiddetto attivo... qualcuno sospetta che nel glifosate si nascondano le migliaia di tonnellate di diossina avanzate dall'agente orange del vietnam... almeno indaghiamo, o no?
prima di morire tutti, lo facciamo un'esposto per avviare le indagini?
o ci accontentiamo di un parere negativo del povero Tiberti di European Consumers?
A proposito, stavo dimenticando
il Glifosate è inserito nei disciplinari di Agricoltura Integrata, con cui si erogano addirittura contributi agli agricoltori che lo usano, insieme a tantissimi pesticidi... (programmi Agroambientali con Pagamenti quinquennali dei PSR regionali 2007-2013, ndr), togliendoli agli agricoltori biologici...
Fermiamo lo scempio dei Pagamenti Agroambientali per l'Agricoltura Integrata nella chimica
Fermiamo i venditori indisturbati di Pesticidi chimici di sintesi
Conviene anche a loro vendere prodotti per l'Agricoltura Biologica
ci guadagnerebbero molto di più...
Per la Cronaca è stata appena irrorata la Flaminia presso Spoleto-Foligno e verso Roma e l'E7... a novembre...
visto che in Inverno l'erba non cresce...
e i batteri dormano per il freddo
mentre le piogge portano tutto il glifosate e i suoi coformulanti nelle acque potabili e superficiali per uso irriguo
buon appetito
e non preoccupatevi se qualche rutto vi brucia un pò troppo...
...ora almeno sapete perchè.
Io mi arrampico sul Monte Martano a 900 metri e mi abbevero con le vacche locali a una fonte pulita a 5 minuti da casa
Sto pensando a voi e ai vostri figli...
Abbiamo un Incremento di tumori neonatali del 3% all'anno in Italia...
...le Donne invece della Vita... partoriscono la Morte.
saluti cari
Giuseppe Altieri
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